Catone in Utica, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA PRIMA
 
  Alloggiamenti militari sulle rive del fiume Bagrada, con varie isole che comunicano fra loro per diversi ponti.
 
 CATONE con seguito, poi MARZIA, indi ARBACE
 
 CATONE
 Romani, il vostro duce
 se mai sperò da voi prove di fede,
660oggi da voi le spera, oggi le chiede.
 MARZIA
 Nelle nuove difese
 che la tua cura aggiunge, io veggio, o padre,
 segni di guerra; e pur sperai vicina
 la sospirata pace.
 CATONE
                                  In mezzo all'armi
665non v'è cura che basti. Il solo aspetto
 di Cesare seduce i miei più fidi.
 ARBACE
 Signor, già de' Numidi
 giunser le schiere; eccoti un nuovo pegno
 della mia fedeltà.
 CATONE
                                   Non basta, Arbace,
670per togliermi i sospetti.
 ARBACE
                                              Oh dei! Tu credi...
 CATONE
 Sì, poca fede in te. Perché mi taci
 chi a differir t'induca
 il richiesto imeneo? Perché ti cangi
 quando Cesare arriva?
 ARBACE
                                            Ah, Marzia, al padre
675ricorda la mia fé. Vedi a qual segno
 giunge la mia sventura.
 MARZIA
                                              E qual soccorso
 darti poss'io?
 ARBACE
                            Tu mi consiglia almeno.
 MARZIA
 Consiglio a me si chiede?
 Servi al dovere e non mancar di fede.
 ARBACE
680(Che crudeltà!)
 CATONE
                               Già il suo consiglio udisti. (Ad Arbace)
 Or che risolvi?
 ARBACE
                              Ah, se fui degno mai
 dell'amor tuo, soffri l'indugio. Io giuro
 per quanto ho di più caro,
 ch'è l'onor mio, ch'io ti sarò fedele.
685Il domandarti alfine
 che l'imeneo nel nuovo dì succeda
 sì gran colpa non è.
 CATONE
                                      Via, si conceda;
 ma dentro a queste mura,
 finché sposo di lei te non rimiro,
690Cesare non ritorni.
 MARZIA
                                      (Oh dei!)
 ARBACE
                                                          (Respiro).
 MARZIA
 Ma questo a noi che giova? (A Catone)
 CATONE
                                                     In simil guisa
 d'entrambi io m'assicuro. Impegna Arbace
 con obbligo maggior la propria fede;
 e Cesare, se il vede
695più stretto a noi, non può di lui fidarsi.
 MARZIA
 E dovrà dilungarsi
 per sì lieve cagione affar sì grande?
 ARBACE
 Marzia, sia con tua pace,
 ti opponi a torto. Al tuo riposo e al mio
700saggiamente ei provvide.
 MARZIA
                                                 E tu sì franco
 soffri che a tuo riguardo
 un rimedio si scelga, anche dannoso
 forse alla pace altrui? Né ti sovviene
 a chi manchi, se vanno
705le speranze di tanti in abbandono?
 ARBACE
 Servo al dovere e mancator non sono.
 CATONE
 Marzia, t'accheta. Al nuovo giorno, o prence,
 sieguan le nozze, io tel consento; intanto
 ad impedir di Cesare il ritorno
710mi porto in questo punto.
 MARZIA
 (Dei, che farò?)