Catone in Utica, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VI
 
 MARZIA, EMILIA e FULVIO
 
 EMILIA
 Lode agli dei; la fuggitiva speme
 a Marzia in sen già ritornar si vede.
 FULVIO
 Ne fa sicura fede
910la gioia a noi che le traspare in volto.
 MARZIA
 Nol niego, Emilia. È stolto
 chi non sente piacer quando, placato
 l'altrui genio guerriero,
 può sperar la sua pace il mondo intero.
 EMILIA
915Nobil pensier, se i publici riposi
 di tutti i voti tuoi sono gli oggetti;
 ma spesso avvien che questi
 siano illustri pretesti,
 ond'altri asconda i suoi privati affetti.
 MARZIA
920Credi ciò che a te piace; io spero intanto;
 e alla speranza mia
 l'alma si fida e i suoi timori obblia.
 EMILIA
 Or va', di' che non ami. Assai ti accusa
 l'esser credula tanto; è degli amanti
925questo il costume. Io non m'inganno; e pure
 la tua lusinga è vana;
 e sei da quel che speri assai lontana.
 MARZIA
 
    In che ti offende
 se l'alma spera,
930se amor l'accende,
 se odiar non sa?
 
    Perché spietata
 pur mi vuoi togliere
 questa sognata
935felicità?
 
    Tu dell'amore
 lascia al cor mio
 come al tuo core
 lascio ancor io
940tutta dell'odio
 la libertà. (Parte)