Catone in Utica, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA XVI
 
 ARBACE
 
 ARBACE
1285L'ingiustizia, il disprezzo,
 la tirannia, la crudeltà, lo sdegno
 dell'ingrato mio ben senza lagnarmi
 tollerare io saprei; tutte son pene
 soffribili ad un cor. Ma su le labbra
1290della nemica mia sentire il nome
 del felice rival, saper che l'ama,
 udir che i pregi ella ne dica e tanto
 mostri per lui d'ardire,
 questo, questo è penar, questo è morire.
 
1295   Che sia la gelosia
 un gelo in mezzo al foco,
 è ver, ma questo è poco;
 è il più crudel tormento
 d'un cor che s'innamora;
1300e questo è poco ancora.
 Io nel mio cor lo sento
 ma non lo so spiegar.
 
    Se non portasse amore
 affanno sì tiranno,
1305qual è quel rozzo core
 che non vorrebbe amar?
 
 Fine dell’atto secondo