Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA PRIMA
 
  Parte del Foro romano con trono imperiale da un lato. Vista di Roma illuminata in tempo di notte con archi trionfali ed altri apparati festivi, preparati per celebrare le feste decennali e per onorare il ritorno d’Ezio vincitore di Attila.
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e VARO con pretoriani e popolo
 
 MASSIMO
 Signor, mai con più fasto
 la prole di Quirino
 non celebrò d'ogni secondo lustro
 l'ultimo dì. Di tante faci il lume,
5l'applauso popolar turba alla notte
 l'ombra, i silenzi; e Roma
 al secolo vetusto
 più non invidia il suo felice Augusto.
 VALENTINIANO
 Godo ascoltando i voti
10che a mio favor sino alle stelle invia
 il popolo fedel, le pompe ammiro,
 attendo il vincitor, tutte cagioni
 di gioie a me. Ma la più grande è quella
 ch'io possa offrir colla mia destra in dono
15ricco di palme alla tua figlia il trono.
 MASSIMO
 Dall'umiltà del padre
 apprese Fulvia a non bramare un soglio;
 e a non sdegnarlo apprese
 dall'istessa umiltà. Cesare imponga,
20la figlia eseguirà.
 VALENTINIANO
                                  Fulvia io vorrei
 amante più, men rispettosa.
 MASSIMO
                                                      È vano
 temer che ella non ami
 quei pregi in te che l'universo ammira.
 (Il mio rispetto alla vendetta aspira).
 VARO
25Ezio si avanza. Io già le prime insegne
 veggo appressarsi.
 VALENTINIANO
                                     Il vincitor si ascolti;
 e sia Massimo a parte
 ne' doni che mi fa la sorte amica. (Valentiniano va sul trono servito da Varo)
 MASSIMO
 (Io però non oblio l'ingiuria antica).