Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA IX
 
 VALENTINIANO, poi EZIO
 
 VALENTINIANO
 Del ciel felice dono
 sembra il regno a chi sta lunge dal trono.
425Ma sembra il trono istesso
 dono infelice a chi gli sta dappresso.
 EZIO
 Eccomi al cenno tuo.
 VALENTINIANO
                                        Duce, un momento
 non posso tolerar d'esserti ingrato.
 Il Tebro vendicato,
430la mia grandezza, il mio riposo e tutto
 del senno tuo, del tuo valore è frutto.
 Se prodigo ti sono
 anche del soglio mio, rendo e non dono.
 Onde in tanta ricchezza allor che bramo
435l'opre premiar d'un vincitore amico,
 trovo, chi 'l crederia! ch'io son mendico.
 EZIO
 Signor, quando fra l'armi
 a pro di Roma, a pro di te sudai,
 nell'opra istessa io la mercé trovai.
440Che mi resta a bramar? L'amor d'Augusto
 quando ottener poss'io,
 basta questo al mio cor.
 VALENTINIANO
                                              Non basta al mio.
 Vuo' che il mondo conosca
 che se premiarti appieno
445Cesare non poté, tentollo almeno.
 Ezio, il cesareo sangue
 si unisca al tuo. D'affetto
 darti pegno maggior non posso mai.
 Sposo d'Onoria al nuovo dì sarai.
 EZIO
450(Che ascolto!)
 VALENTINIANO
                             Non rispondi?
 EZIO
                                                          Onor sì grande
 mi sorprende a ragion. D'Onoria il grado
 chiede un re, chiede un trono
 ed io regni non ho, suddito io sono.
 VALENTINIANO
 Ma un suddito tuo pari
455è maggior d'ogni re. Se non possiedi,
 tu doni i regni; e il possedergli è caso;
 il donargli è virtù.
 EZIO
                                    La tua germana
 signor deve alla terra
 progenie di monarchi e meco unita
460vassalli produrria. Sai che con questi
 ineguali imenei
 ella a me scende, io non m'inalzo a lei.
 VALENTINIANO
 Il mondo e la germana
 nell'illustre imeneo punto non perde.
465E se perdesse ancor, quando all'imprese
 di un eroe corrispondo,
 non può lagnarsi e la germana e il mondo.
 EZIO
 No, consentir non deggio
 che comparisca Augusto
470per esser grato ad uno, a tanti ingiusto.
 VALENTINIANO
 Duce, fra noi si parli
 con franchezza una volta. Il tuo rispetto
 è un pretesto al rifiuto. Alfin che brami?
 Fors'è picciolo il dono? O vuoi per sempre
475Cesare debitor? Superbo al paro
 di chi troppo richiede
 è colui che ricusa ogni mercede.
 EZIO
 E ben, la tua franchezza
 sia di esempio alla mia. Signor tu credi
480premiarmi e mi punisci.
 VALENTINIANO
                                                Io non sapea
 che a te fosse castigo
 una sposa germana al tuo regnante.
 EZIO
 Non è gran premio a chi d'un'altra è amante.
 VALENTINIANO
 Dov'è questa beltà che tanto indietro
485lascia il merto d'Onoria? È a me soggetta?
 Onora i regni miei? Stringer vogl'io
 queste illustri catene.
 Spiegami il nome suo.
 EZIO
                                            Fulvia è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Fulvia!
 EZIO
                 Appunto. (Si turba).
 VALENTINIANO
                                                        (O sorte!) Ed ella
490sa l'amor tuo?
 EZIO
                             Non credo.
 (Contro lei non s'irriti).
 VALENTINIANO
                                              Il suo consenso
 prima ottener procura.
 Vedi se tel contrasta.
 EZIO
 Quello sarà mia cura, il tuo mi basta.
 VALENTINIANO
495Ma potrebbe altro amante
 ragione aver sopra gli affetti suoi.
 EZIO
 Dubitarne non puoi. Dov'è chi ardisca
 involar temerario una mercede
 alla man che di Roma il giogo scosse?
500Costui non veggo.
 VALENTINIANO
                                   E se costui vi fosse?
 EZIO
 Vedria ch'Ezio difende
 gli affetti suoi come gl'imperi altrui.
 Temer dovrebbe...
 VALENTINIANO
                                     E se foss'io costui?
 EZIO
 Saria più grande il dono
505se costasse uno sforzo al cor d'Augusto.
 VALENTINIANO
 Ma non chiede un vassallo al suo sovrano
 uno sforzo in mercede.
 EZIO
 Ma Cesare è il sovrano, Ezio lo chiede.
 Ezio che fin ad ora
510senza premio servì. Cesare a cui
 è noto il suo dover, che i suoi riposi
 sa che gode per me, che al voler mio
 quando il soglio abbandona,
 sa che rende, e non dona, e che un momento
515non prova fortunato
 per tema sol di comparirmi ingrato.
 VALENTINIANO
 (Temerario). Credea
 nel rammentarti io stesso i merti tuoi
 di scemartene il peso.
 EZIO
                                           Io gli rammento
520quando in premio pretendo...
 VALENTINIANO
 Non più. Dicesti assai. Tutto comprendo.
 
    So chi t'accese;
 basta per ora.
 Cesare intese,
525risolverà.
 
    Ma tu procura
 d'esser più saggio.
 Fra l'armi e l'ire
 giova il coraggio.
530Pompa d'ardire
 qui non si fa.