Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA IX
 
  Gallaria di statue con sedile imperiale. Gran balcone aperto in prospetto, dal quale vista di Roma.
 
 ONORIA e MASSIMO
 
 ONORIA
 Massimo, anch'io lo veggo; ogni ragione
 Ezio condanna. Egli è rival di Augusto,
 al suo merto, al suo nome
895crede il mondo soggetto; e poi che giova
 mendicarne argomenti; io stessa intesi
 le sue minaccie, ecco l'effetto. E pure
 incredulo il mio core
 reo non sa figurarlo e traditore.
 MASSIMO
900O virtù senza pari! È questo invero
 eccesso di clemenza. E chi dovrebbe
 più di te condannarlo? Ei ti disprezza,
 ricusa quella mano
 contesa dai monarchi. Ogn'altra avria...
 ONORIA
905Ah dell'ingiuria mia
 non ragionarmi più. Quella mi punse
 nel più vivo del cor. Superbo! Ingrato!
 Allor che mel rammento
 tutto il sangue agitar Massimo io sento.
910Non già però ch'io l'ami o che mi spiaccia
 di non essergli sposa; il grado offeso...
 la gloria... l'onor mio...
 son le cagioni...
 MASSIMO
                               Eh le conosco anch'io.
 Ma nol conosce ognun. Sai che si crede
915più l'altrui debolezza
 che la virtude altrui. La tua clemenza
 può comparire amor. Questo sospetto
 solo con vendicarti
 puoi dileguar. Non abborrire alfine
920una giusta vendetta;
 tanta clemenza a nuovi oltraggi alletta.
 ONORIA
 Le mie private offese ora non sono
 la maggior cura. Esaminar conviene
 del germano i perigli. Ezio si ascolti,
925si trovi il reo; potrebbe
 esser egli innocente.
 MASSIMO
                                        È vero, e poi
 potrebbe anche pentirsi,
 la tua destra accettar...
 ONORIA
                                            La destra mia!
 Eh non tanto sé stessa Onoria oblia.
930Se fosse quel superbo
 anche signor dell'universo intero,
 non mi speri ottener, mai non fia vero.
 MASSIMO
 Or ve' com'è ciascuno
 facile a lusingarsi! E pure ei dice
935che ha in pugno il tuo voler, che tu l'adori,
 che a suo piacer dispone
 di Onoria innamorata,
 che s'ei vuol basta un guardo e sei placata.
 ONORIA
 Temerario! Ah non voglio
940che lungamente il creda; al primo sposo,
 che suddito non sia, saprò donarmi.
 Ei vedrà se mancarmi
 possan regni e corone
 e s'ei di Onoria a suo piacer dispone.