Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA XIII
 
 EZIO disarmato e detti
 
 EZIO
1050(Stelle che miro! In Fulvia
 come tanta incostanza!)
 FULVIA
 (Resisti anima mia).
 VALENTINIANO
                                         Duce t'avanza.
 EZIO
 Il giudice qual è? Pende il mio fato
 da Cesare o da Fulvia?
 VALENTINIANO
                                            E Fulvia ed io
1055siamo un giudice solo. Ella è sovrana
 or che in lacci di sposo a lei mi stringo.
 EZIO
 (Donna infedel).
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo).
 VALENTINIANO
 Ezio m'ascolta e a moderare impara
 per poco almeno il naturale orgoglio
1060che giovarti non può. Qui si cospira
 contro di me. Del tradimento autore
 ti crede ognun. Di fellonia ti accusa
 il rifiuto d'Onoria, il troppo fasto
 delle vittorie tue, l'aperto scampo
1065ad Attila permesso, il tuo geloso
 e temerario amor, le tue minaccie
 di cui tu sai che testimonio io sono.
 Pensa a scolparti o a meritar perdono.
 MASSIMO
 (Sorte non mi tradir).
 EZIO
                                           Cesare invero
1070ingegnoso è il pretesto. Ove si asconde
 costui che ti assalì? Chi dell'insidia
 autor mi afferma? Accusator tu sei
 del figurato eccesso,
 giudice e testimonio a un tempo istesso.
 MASSIMO
1075Ezio qual dubbio è il tuo? Cesare il dice
 e un cesare non mente.
 EZIO
 A mentir cominciò
 qualunque sospettò d'Ezio innocente.
 FULVIA
 (Oh dio si perde).
 VALENTINIANO
                                    (E soffrirò l'altero?)
 EZIO
1080Ma il delitto fia vero;
 perché si appone a me? Perché d'Onoria
 la destra ricusai. Dunque ad Augusto
 serbai la libertà col mio sudore
 perché a me la togliesse anche in amore!
1085È d'Attila la fuga
 che mi convince reo. Dunque io dovea
 Attila imprigionar perché d'Europa
 tutte le forze e l'armi
 senza il timor, che le congiunge a noi,
1090si volgessero poi contro l'impero!
 Cerca per queste imprese altro guerriero.
 Son reo perché conosco
 qual io mi sia, perché di me ragiono.
 L'alme vili a sé stesse ignote sono.
 FULVIA
1095(Partir potessi).
 VALENTINIANO
                                Un nuovo fallo è questa
 temeraria difesa. Altro ti avanza
 per tua discolpa ancor?
 EZIO
                                             Dissi abbastanza.
 Cesare non curarti
 tutto il resto ascoltar ch'io dir potrei.
 VALENTINIANO
1100Che diresti?
 EZIO
                          Direi
 che produce un tiranno
 chi solleva un ingrato. Anche ai sovrani
 direi che desta invidia
 de' sudditi il valor, che a te dispiace
1105d'essermi debitor, che tu paventi
 in me que' tradimenti
 che sai di meritar, quando mi privi
 d'un cor...
 VALENTINIANO
                      Superbo a questo eccesso arrivi?
 FULVIA
 (Ahimè).
 VALENTINIANO
                     Punir saprò...
 FULVIA
                                                Soffri, se m'ami,
1110che altrove io vada, i vostri sdegni irrita
 l'aspetto mio.
 VALENTINIANO
                            No, non partir. Tu scorgi
 che mi sdegno a ragion. Siedi e vedrai
 come un reo pertinace
 a convincer mi accingo.
 EZIO
1115(Donna infedel!)
 FULVIA
                                  (Potessi dir che fingo!)
 MASSIMO
 (Tutto finor mi giova).
 VALENTINIANO
                                            Ezio tu sei
 d'ogni colpa innocente. Invido Augusto
 di cotesta tua gloria il tutto ha finto.
 Solo un giudizio io chiedo
1120dall'eccelsa tua mente. Al suo sovrano
 contrastando la sposa,
 il suddito è ribelle?
 EZIO
                                      E al suo vassallo
 che il prevenne in amor, quando la tolga,
 il sovrano è tiranno?
 VALENTINIANO
                                        A quel che dici
1125dunque Fulvia ti amò.
 FULVIA
                                           (Che pena!)
 VALENTINIANO
                                                                    A lui
 togli o cara un inganno e di' s'io fui
 il tuo foco primiero,
 se l'ultimo sarò; spiegalo.
 FULVIA
                                                 È vero. (A Valentiniano)
 EZIO
 Ah perfida, ah spergiura! A questo colpo
1130manca la mia costanza.
 VALENTINIANO
 Vedi se t'ingannò la sua speranza.
 EZIO
 Non trionfar di me; troppo ti fidi
 d'una donna incostante. A lei la cura
 lascio di vendicarmi. Io mi lusingo
1135che il proverai.
 FULVIA
                               (Né posso dir che fingo).
 MASSIMO
 (E Fulvia non si perde).
 EZIO
                                              In questo stato
 non conosco me stesso. In faccia a lei
 mi si divide il cor. Pena maggiore
 Massimo da che nacqui io non provai.
 FULVIA
1140(Io mi sento morir).
 VALENTINIANO
                                        Fulvia, che fai?
 FULVIA
 Voglio partir, che a tanti ingiusti oltraggi
 più non resisto.
 VALENTINIANO
                                Anzi t'arresta e siegui
 a punirlo così.
 FULVIA
                             No, te ne priego,
 lascia ch'io vada.
 VALENTINIANO
                                  Io nol consento. Afferma
1145per mio piacer di nuovo
 che sospiri per me, ch'io ti son caro,
 che godi alle sue pene...
 FULVIA
 Ma se vero non è, s'egli è il mio bene.
 VALENTINIANO
 Che dici?
 MASSIMO
                     (Ahimè).
 EZIO
                                         Respiro.
 FULVIA
                                                           E sino a quando
1150dissimular dovrò. Finsi finora
 Cesare per placarti. Ezio innocente
 salvar credei. Per lui mi struggo e sappi
 ch'io non t'amo da vero e non t'amai.
 E se i miei labri mai
1155ch'io t'ami a te diranno,
 non mi credere Augusto, allor t'inganno.
 EZIO
 O cari accenti!
 VALENTINIANO
                              Ove son io! Che ascolto!
 Quale ardir? Qual baldanza?
 EZIO
 Vedi se t'ingannò la tua speranza. (A Valentiniano)
 VALENTINIANO
1160Ah temerario, ah ingrata. Olà custodi
 toglietemi d'innanzi (Escono le guardie)
 quel traditor; nel carcere più orrendo
 serbatelo al mio sdegno.
 EZIO
 Il tuo furor del mio trionfo è segno.
1165Chi più di me felice! Io cederei
 per questa ogni vittoria.
 Non t'invidio l'impero,
 non ho cura del resto,
 è trionfo leggiero
1170Attila vinto a paragon di questo.
 
    Ecco alle mie catene,
 ecco a morir m'invio.
 Sì, ma quel core è mio;
 sì, ma tu cedi a me.
 
1175   Caro mio bene, addio.
 Perdona a chi t'adora.
 So che ti offesi allora
 ch'io dubitai di te. (Parte con le guardie)