Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA XIV
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ingratissima donna! E quando mai
1180io da te meritai questa mercede?
 Vedi amico qual fede
 la tua figlia mi serba?
 MASSIMO
                                           Indegna, e dove
 imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti? E quando avesti
1185questi esempi da me?
 FULVIA
                                           Lasciami in pace,
 padre non irritarmi; è sciolto il freno,
 se m'insulti dirò...
 MASSIMO
                                    Taci o il tuo sangue...
 VALENTINIANO
 Massimo ferma. Io meglio
 vendicarmi saprò; giacché m'abborre,
1190già che le sono odioso,
 voglio per tormentarla esserle sposo.
 FULVIA
 Non lo sperar.
 VALENTINIANO
                             Ch'io non lo speri! Infida
 non sai quanto potrò...
 FULVIA
                                            Potrai svenarmi
 ma per farmi temer debole or sei.
1195Han vinto ogni timore i mali miei.
 
    Tu m'insulti, io non pavento. (A Massimo)
 Tu mi sgridi, io non m'affanno. (A Valentiniano)
 Padre ingiusto, empio tiranno,
 chiedo sdegno e non pietà.
 
1200   Chi mi serba al mio tormento
 no, con me non è pietoso,
 tutto spero il mio riposo
 dalla vostra crudeltà.