Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA PRIMA
 
  Atrio delle carceri con cancelli di ferro in prospetto che conducono a diverse prigioni con due guardie a vista su la porta dei detti cancelli.
 
 ONORIA, indi EZIO con catene
 
 ONORIA
 Ezio qui venga; è questa gemma il segno (Ad una delle guardie)
 del cesareo volere. Il suo periglio
 mi fa più amante e la pietà ch'io sento
 nel vederlo infelice
1235tal fomento è all'amor ch'io non so come
 si forma nel mio petto
 di due diversi affetti un solo affetto.
 Eccolo. O come altero!
 Come lieto si avanza!
1240O quell'alma è innocente o non è vero
 che imagine dell'alma è la sembianza. (Si apre uno de’ cancelli, dal quale esce Ezio)
 EZIO
 Questi del tuo germano
 son principessa i doni; avresti mai
 potuto imaginarlo? In pochi istanti
1245tutto cangiò per me. Cinto d'allori
 del giorno al tramontar tu mi vedesti;
 e poi co' lacci intorno
 tu mi rivedi all'apparir del giorno.
 ONORIA
 Ezio qualunque nasce alle vicende
1250della sorte è soggetto; il primo esempio
 dell'incostanza sua duce non sei.
 L'ingiustizia di lei
 tu potresti emendar; per mia richiesta
 Cesare l'ira sua tutta abbandona,
1255t'ama, ti vuole amico e ti perdona.
 EZIO
 E il crederò?
 ONORIA
                           Sì, né domanda Augusto
 altra emenda da te che il suo riposo.
 Del tentativo ascoso
 scopri le trame e appieno
1260libero sei. Può domandar di meno?
 EZIO
 Non è poca richiesta. Ei vuol ch'io stesso
 m'accusi per timore; ei vuole a prezzo
 dell'innocenza mia
 generoso apparir; sa la mia fede,
1265prova rossor nell'oltraggiarmi a torto,
 perciò mi vuole o delinquente o morto.
 ONORIA
 Dunque con tanto fasto
 lo sdegno suo giustificar non dei.
 E se innocente sei, placide umili
1270sian le tue scuse; a lui favella in modo
 che non possa incolparti,
 che non abbia coraggio a condannarti.
 EZIO
 Onoria, per salvarmi
 ad esser vile io non appresi ancora.
 ONORIA
1275Ma sai che corri a morte?
 EZIO
                                                 E ben, si mora.
 Non è il peggior de' mali
 alfin questo morir, ci toglie almeno
 dal commercio de' rei.
 ONORIA
                                            Pensar dovresti
 che per la patria tua poco vivesti.
 EZIO
1280Il viver si misura
 dall'opre e non dai giorni. Onoria, i vili
 inutili a ciascuno, a sé mal noti,
 cui non scaldò di bella gloria il foco,
 vivendo lunga età, vissero poco.
1285Ma coloro che vanno
 per l'orme ch'io segnai
 vivendo pochi dì, vivono assai.
 ONORIA
 Se di te non hai cura
 abbila almen di me.
 EZIO
                                        Che dici!
 ONORIA
                                                           Io t'amo.
1290Più tacerlo non so; quando mi veggo
 a perderti vicina i torti oblio
 ed è poca difesa
 alla mia debolezza il fasto mio.
 EZIO
 Onoria, e tu sei quella
1295che umiltà mi consigli? In questa guisa
 insuperbir mi fai. Potessi almeno,
 come i tuoi pregi ammiro, amarti ancora.
 Deh consenti ch'io mora; Ezio piagato
 per altro stral ti viverebbe ingrato.
 ONORIA
1300Viva ingrato, mi renda
 d'ogni speranza priva,
 mi sprezzi pur, mi sia crudel ma viva.
 E se pur la tua vita
 abborisci così perché m'è cara,
1305cerca almeno una morte
 che sia degna di te. Coll'armi in pugno
 mori vincendo, onde t'invidi il mondo,
 non ti compianga.
 EZIO
                                    O in carcere o fra l'armi
 ad altri insegnerò come si mora.
1310Farò invidiarmi in questo stato ancora.
 
    Guarda pria se in questa fronte
 trovi scritto alcun delitto
 e dirai che la mia sorte
 desta invidia e non pietà.
 
1315   Bella prova è d'alma forte
 l'esser placida e serena
 nel soffrir l'ingiusta pena
 d'una colpa che non ha.