Ezio, Venezia, Buonarigo, 1728

 SCENA XIII
 
 Campidoglio antico con popolo.
 
 MASSIMO senza manto con seguito, poi VARO
 
 MASSIMO
 Inorridisci o Roma!
 D'Attila lo spavento, il duce invitto,
1650il tuo liberator cadde trafitto.
 E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia di Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate
1655Romani il vostro eroe. La gloria antica
 rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli.
 VARO
1660Massimo ferma. E qual desio ribelle,
 qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
 Varo t'accheta o al mio pensier ti appiglia.
 Chi vuol salva la patria
 stringa il ferro e mi siegua. Ecco il sentiero
1665onde avrà libertà Roma e l'impero.
 VARO
 Che indegno! Egli la morte
 d'un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va' pur, forse il disegno
1670a chi lo meditò sarà funesto.
 Va' traditor. (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani e di tutta l’orchestra) Ma qual tumulto è questo!
 
    Già risonar d'intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
1675lo strepito guerrier.
 
    Che fo! Si vada e sia
 stimolo all'alma mia
 il debito di amico,
 di suddito il dover.