Didone abbandonata, Madrid, Mojados, 1752

 SCENA IV
 
 DIDONE ed ENEA
 
 DIDONE
 Come! Ancor non partisti? Adorna ancora
 questi barbari lidi il grande Enea?
 E pur io mi credea
620che già varcato il mar d'Italia in seno
 in trionfo traessi
 popoli debellati e regi oppressi.
 ENEA
 Quest'amara favella
 mal conviene al tuo cor, bella regina.
625Del tuo, dell'onor mio
 sollecito ne vengo. Io so che vuoi
 del moro il fiero orgoglio
 con la morte punir.
 DIDONE
                                      E questo è il foglio.
 ENEA
 La gloria non consente
630ch'io vendichi in tal guisa i torti miei.
 Se per me lo condanni...
 DIDONE
 Condannarlo per te! Troppo t'inganni.
 Passò quel tempo, Enea,
 che Dido a te pensò. Spenta è la face,
635è sciolta la catena
 e del tuo nome or mi rammento appena.
 ENEA
 Pensa che il re de' Mori
 è l'orator fallace.
 DIDONE
 Io non so qual ei sia, lo credo Arbace.
 ENEA
640Oh dio! Con la sua morte
 tutta contro di te l'Affrica irriti.
 DIDONE
 Consigli or non desio.
 Tu provvedi a' tuoi regni, io penso al mio.
 Senza di te finor leggi dettai,
645sorger senza di te Cartago io vidi;
 felice me, se mai
 tu non giungevi, ingrato, a questi lidi.
 ENEA
 Se sprezzi il tuo periglio,
 donalo a me; grazia per lui ti chieggio.
 DIDONE
650Sì, veramente io deggio
 il mio regno e me stessa al tuo gran merto.
 A sì fedele amante,
 ad eroe sì pietoso, a' giusti prieghi
 di tanto intercessor nulla si nieghi. (Va al tavolino)
655Inumano, tiranno! È forse questo
 l'ultimo dì che rimirar mi dei.
 Vieni sugli occhi miei;
 sol d'Arbace mi parli e me non curi?
 T'avessi pur veduto
660d'una lagrima sola umido il ciglio.
 Uno sguardo, un sospiro,
 un segno di pietade in te non trovo.
 E poi grazie mi chiedi?
 Per tanti oltraggi ho da premiarti ancora?
665Perché tu lo vuoi salvo, io vuo' che mora. (Soscrive)
 ENEA
 Idol mio, che pur sei
 ad onta del destin l'idolo mio,
 che posso dir, che giova
 rinnovar co' sospiri il tuo dolore.
670Ah se per me nel core
 qualche tenero affetto avesti mai,
 placa il tuo sdegno e rasserena i rai.
 Quell'Enea tel domanda
 che tuo cor, che tuo bene un dì chiamasti,
675quel che finora amasti
 più della vita tua, più del tuo soglio,
 quello...
 DIDONE
                  Basta; vincesti; eccoti il foglio.
 Vedi quanto t'adoro ancora, ingrato.
 Con un tuo sguardo solo
680mi togli ogni difesa e mi disarmi
 ed hai cor di tradirmi? E puoi lasciarmi?
 
    Ah non lasciarmi no,
 bell'idol mio.
 Di chi mi fiderò
685se tu m'inganni.
 
    Di vita mancherei
 nel dirti addio.
 Che viver non potrei
 fra tanti affanni. (Parte)