Didone abbandonata, Madrid, Mojados, 1752

 SCENA VII
 
 Cortile regio.
 
 ENEA, poi ARASPE
 
 ENEA
 Fral dovere e l'affetto
735ancor dubbioso in petto ondeggia il core.
 Purtroppo il mio valore
 all'impero servì d'un bel sembiante.
 Ah una volta l'eroe vinca l'amante.
 ARASPE
 Di te finora in traccia
740scorsi la reggia.
 ENEA
                               Amico,
 vieni fra queste braccia.
 ARASPE
 Allontanati Enea, son tuo nemico.
 Snuda, snuda quel ferro,
 guerra con te, non amicizia io voglio.
 ENEA
745Tu di Iarba all'orgoglio
 prima m'involi e poi
 guerra mi chiedi ed amistà non vuoi?
 ARASPE
 T'inganni; allor difesi
 la gloria del mio re, non la tua vita.
750Con più nobil ferita
 rendergli a me s'aspetta
 quella che tolsi a lui giusta vendetta.
 ENEA
 Enea stringer l'acciaro
 contro il suo difensor?
 ARASPE
                                           Olà che tardi?
 ENEA
755La mia vita è tuo dono,
 prendila pur se vuoi, contento io sono.
 Ma ch'io debba a tuo danno armar la mano,
 generoso guerrier, lo speri invano.
 ARASPE
 Se non impugni il brando
760a ragion ti dirò codardo e vile.
 ENEA
 Questa ad un cor virile
 vergognosa minaccia Enea non soffre.
 Ecco per sodisfarti io snudo il ferro.
 Ma prima i sensi miei
765odan gli uomini tutti, odan gli dei.
 Io son d'Araspe amico;
 io debbo la mia vita al suo valore;
 ad onta del mio core
 discendo al gran cimento
770di codardia tacciato;
 e per non esser vil, mi rendo ingrato. (In atto di battersi)