Ezio, Roma, Zempel e de Mey, 1729

 SCENA XIII
 
 Campidoglio antico con popolo.
 
 MASSIMO senza manto con seguito, poi VARO
 
 MASSIMO
 Innorridisci o Roma!
 D'Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
1680E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
 fu l'invidia d'Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate
 Romani il vostro eroe; la gloria antica
1685rammentatevi ormai; da un giogo indegno
 liberate la patria e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli. (In atto di partire)
 VARO
 Massimo ferma; e qual desio ribelle,
1690qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
 Varo t'acheta o al mio pensier t'appiglia.
 Chi vuol salva la patria (Tutti snudan la spada)
 stringa il ferro e mi siegua, ecco il sentiero (Accennando il Campidoglio)
 onde avrà libertà Roma e l'impero. (Parte seguito da tutti verso il Campidoglio)
 VARO
1695Che indegno! Egli la morte
 d'un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va' pur, forse il disegno
 a chi lo meditò sarà funesto;
1700va' traditor. Ma qual tumulto è questo! (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani e di tutti l’istromenti dell’orchestra)
 
    Già risonar d'intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
 lo strepito guerrier.
 
1705   Che fo? Si vada e sia
 stimolo all'alma mia
 il debito d'amico,
 di suddito il dover. (Parte)