Didone abbandonata, Madrid, Mojados, 1752

 SCENA XIII
 
 DIDONE e IARBA
 
 DIDONE
 Senti.
 IARBA
               Lascia che parta. (S’alza)
 DIDONE
                                                I suoi trasporti
970a me giova placar.
 IARBA
                                    Di che paventi?
 Dammi la destra e mia
 di vendicarti poi la cura sia.
 DIDONE
 D'imenei non è tempo.
 IARBA
 Perché?
 DIDONE
                  Più non cercar.
 IARBA
                                                Saperlo io bramo.
 DIDONE
975Giacché vuoi, tel dirò. Perché non t'amo.
 Perché mai non piacesti agli occhi miei,
 perché odioso mi sei, perché mi piace
 più che Iarba fedele Enea fallace.
 IARBA
 Dunque, perfida, io sono
980un oggetto di riso agli occhi tuoi?
 Ma sai chi Iarba sia?
 Sai con chi ti cimenti?
 DIDONE
 So che un barbaro sei né mi spaventi.
 IARBA
 
    Chiamami pur così.
985Forse pentita un dì
 pietà mi chiederai
 ma non l'avrai da me.
 
    Quel barbaro che sprezzi
 non placheranno i vezzi;
990non soffrirà l'inganno
 quel barbaro da te. (Parte)