L’Ezio, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA XIV
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ingratissima donna, e quando mai
 io da te meritai questa mercede?
 Vedi, amico, qual fede
1185la tua figlia mi serba?
 MASSIMO
                                           Indegna, e dove
 imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti? E quando avesti
 questi esempi da me?
 FULVIA
                                           Lasciami in pace,
 padre, non irritarmi; è sciolto il freno,
1190se m'insulti dirò...
 MASSIMO
                                    Taci o il tuo sangue...
 VALENTINIANO
 Massimo, ferma; io meglio
 vendicarmi saprò, giacché m'abborre.
 Già che le sono odioso,
 voglio per tormentarla esserle sposo.
 FULVIA
1195Non lo sperar.
 VALENTINIANO
                             Ch'io non lo speri! Infida,
 non sai quanto potrò...
 FULVIA
                                            Potrai svenarmi
 ma per farmi temer debole or sei.
 Han vinto ogni timor i mali miei.
 
    La mia costanza
1200non si sgomenta,
 non ha speranza,
 timor non ha.
 
    Son giunta a segno
 che mi tormenta
1205più del tuo sdegno
 la tua pietà. (Parte)