Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA V
 
 MASSIMO solo
 
 MASSIMO
280Che sventura è la mia! Così ripiena
 di malvagi è la terra, e quando poi
 un malvagio vogl'io, son tutti eroi.
 Un oltraggiato amore
 d'Ezio gli sdegni ad irritar non basta;
285la figlia mi contrasta. Eh di riguardi
 tempo non è. Precipitare omai
 il colpo converrà. Troppo parlai.
 Pria che sorga l'aurora,
 mora Cesare, mora. Emilio il braccio
290mi presterà. Che può avvenirne? O cade
 Valentiniano estinto; e pago io sono;
 o resta in vita; ed io farò che sembri
 Ezio il fellon. Facile impresa. Augusto
 invido alla sua gloria,
295rivale all'amor suo, senz'opra mia
 il reo lo crederà. S'altro succede,
 io saprò dagli eventi
 prender consiglio. Intanto
 il commettersi al caso
300nell'estremo periglio
 è il consiglio miglior d'ogni consiglio.
 
    Il nocchier, che si figura
 ogni scoglio, ogni tempesta,
 non si lagni se poi resta
305un mendico pescator.
 
    Darsi in braccio ancor conviene
 qualche volta alla fortuna,
 che sovente in ciò ch'avviene
 la fortuna ha parte ancor. (Parte)