Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA V
 
 FULVIA, poi EZIO
 
 FULVIA
 Che fo? Dove mi volgo? Egual delitto
 è il parlar e il tacer? Se parlo, oh dio!
775son parricida e nel pensarlo io tremo.
 Se taccio, al giorno estremo
 giunge il mio bene. Ah che all'idea funesta
 s'agghiaccia il sangue e intorno al cor s'arresta.
 Ah qual consiglio mai...
780Ezio, dove t'inoltri? Ove ten vai? (Vedendo Ezio)
 EZIO
 In difesa d'Augusto. Intesi...
 FULVIA
                                                      Ah fuggi.
 In te del tradimento
 cade il sospetto.
 EZIO
                                In me! Fulvia, t'inganni.
 Ha troppe prove il Tebro
785della mia fedeltà. Chi seppe ogni altro
 superar con l'imprese
 maggior d'ogni calunnia anche si rese.
 FULVIA
 Ma se Cesare istesso il reo ti chiama,
 s'io stessa l'ascoltai.
 EZIO
                                       Può dirlo Augusto
790ma crederlo non può; s'anche un momento
 giungesse a dubitarne, ove si volga
 vede la mia difesa. Italia, il mondo,
 la sua grandezza, il conservato impero
 rinfacciar gli saprà che non è vero.
 FULVIA
795So che la tua ruina
 vendicata saria; ma chi m'accerta
 d'una pronta difesa? Ah s'io ti perdo,
 la più crudel vendetta
 della perdita tua non mi consola.
800Fuggi, se m'ami, al mio timor t'invola.
 EZIO
 Tu per soverchio affetto, ove non sono
 ti figuri i perigli.
 FULVIA
                                  E dove fondi
 questa tua sicurezza?
 Forse nel tuo valore? Ezio, gli eroi
805son pur mortali e 'l numero gli opprime.
 Forse nel merto? Ah che per questo, o caro,
 sventure io ti predico;
 il merto appunto è il tuo maggior nemico.
 EZIO
 La sicurezza mia, Fulvia, è riposta
810nel cor candido e puro
 che rimorsi non ha, nell'innocenza,
 che paga è di sé stessa, in questa mano
 necessaria all'impero. Augusto alfine
 non è barbaro o stolto.
815E se perde un mio pari,
 conosce anche un tiranno
 qual dura impresa è ristorarne il danno.