Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA VI
 
 VARO con pretoriani e detti
 
 FULVIA
 Varo, che rechi?
 EZIO
                                 È salva
 di Cesare la vita? Al suo riparo
820può giovar l'opra mia?
 Che fa?
 VARO
                  Cesare appunto a te m'invia.
 EZIO
 A lui dunque si vada.
 VARO
 Non vuol questo da te, vuol la tua spada.
 EZIO
 Come?
 FULVIA
                 Il previdi.
 EZIO
                                      E qual follia lo mosse?
825E possibil sarà?
 VARO
                                Così non fosse.
 La tua compiango, amico,
 e la sventura mia che mi riduce
 un ufficio a compir contrario tanto
 alla nostra amicizia, al genio antico.
 EZIO
830Prendi. Augusto compiangi e non l'amico. (Gli dà la spada)
 
    Recagli quell'acciaro
 che gli difese il trono;
 rammentagli chi sono
 e vedilo arrossir.
 
835   E tu serena il ciglio,
 se l'amor mio t'è caro; (A Fulvia)
 l'unico mio periglio
 sarebbe il tuo martir. (Parte con guardie)