Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XIV
 
 VALENTINIANO, MASSIMO e FULVIA
 
 VALENTINIANO
 Ingratissima donna, e quando mai
 io da te meritai questa mercede?
 Vedi, amico, qual fede
 la tua figlia mi serba?
 MASSIMO
                                           Indegna, e dove
1185imparasti a tradir? Così del padre
 la fedeltade imiti? E quando avesti
 questi esempi da me?
 FULVIA
                                           Lasciami in pace,
 padre, non irritarmi; è sciolto il freno.
 Se m'insulti dirò...
 MASSIMO
                                     Taci o il tuo sangue...
 VALENTINIANO
1190Massimo, ferma; io meglio
 vendicarmi saprò. Giacché m'abborre,
 giacché le sono odioso,
 voglio per tormentarla esserle sposo.
 FULVIA
 Non lo sperar.
 VALENTINIANO
                             Ch'io non lo speri! Infida,
1195non sai quanto potrò...
 FULVIA
                                            Potrai svenarmi
 ma per farmi temer debole or sei.
 Han vinto ogni timore i mali miei.
 
    La mia costanza
 non si sgomenta,
1200non ha speranza,
 timor non ha.
 
    Son giunta a segno
 che mi tormenta
 più del tuo sdegno
1205la tua pietà. (Parte)