Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XVI
 
 VALENTINIANO
 
 VALENTINIANO
 Sdegno, amor, gelosia, cure d'impero
 che volete da me? Nemico e amante
1225e timido e sdegnato a un punto io sono;
 e intanto non punisco e non perdono.
 Ah lo so ch'io dovrei
 obbliar quell'ingrata. Ella è cagione
 d'ogni sventura mia. Ma di tentarlo
1230neppure ardisco; e da una forza ignota
 così mi sento oppresso
 che non desio di superar me stesso.
 
    Che mi giova impero e soglio,
 s'io non voglio uscir d'affanni,
1235s'io nutrisco i miei tiranni
 negli affetti del mio cor?
 
    Che infelice al mondo io sia,
 lo conosco, è colpa mia;
 non è colpa dello sdegno,
1240non è colpa dell'amor.
 
 Fine dell’atto secondo