Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA II
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
 Oh dio! Chi 'l crederebbe? Al fato estremo
1330egli lieto s'appressa; io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben, da quel superbo
 che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi; eh si punisca. Omai
 è viltade il riguardo.
 ONORIA
                                        E pur non posso
1335crederlo reo; d'alma innocente è segno
 quella sua sicurezza.
 VALENTINIANO
                                        Anzi è una prova
 del suo delitto. Il traditor si fida
 nell'aura popolar. Vuo' che s'uccida.
 ONORIA
 Meglio ci pensa; Ezio è peggior nemico
1340forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
 Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
 Ezio, per quel ch'io vedo,
1345è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora.
 Offrila all'amor suo, cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile, Onoria,
 a consigliare altrui fuor del periglio.
 ONORIA
1350Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
 io sono al par di te né perdo meno.
 Fulvia è la fiamma tua; per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
 E l'ami?
 ONORIA
                   Sì. Nel consigliarti or vedi
1355se facile son io come tu credi.
 VALENTINIANO
 Ma troppo ad eseguir duro consiglio
 mi proponi, o germana.
 ONORIA
                                              Il tuo coraggio,
 la tua virtù faccia arrossir la sorte.
 Una donna t'insegna ad esser forte.
 VALENTINIANO
1360Oh dio!
 ONORIA
                  Vinci te stesso; i tuoi vassalli
 apprendano qual sia
 d'Augusto il cor...
 VALENTINIANO
                                   Non più, Fulvia m'invia.
 Facciasi questo ancor. Se tu sapessi
 che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro.
 ONORIA
1365Dalla mia pena il tuo dolor misuro.
 Ma soffrilo. Nel duolo
 pur è qualche piacer non esser solo.
 
    Peni tu per un'ingrata,
 un ingrato adoro anch'io;
1370è il tuo fato eguale al mio,
 è nemico ad ambi amor.
 
    Ma s'io nacqui sventurata,
 se per te non v'è speranza
 sia compagna la costanza
1375come è simile il dolor. (Parte)