Ezio, Parigi, Quillau, 1755

 SCENA XIII
 
 Campidoglio antico con popolo.
 
 MASSIMO senza manto con seguito, poi VARO
 
 MASSIMO
 Inorridisci, o Roma;
 d'Attila lo spavento, il duce invitto,
 il tuo liberator cadde trafitto.
 E chi l'uccise? Ah l'omicida ingiusto
1680fu l'invidia d'Augusto. Ecco in qual guisa
 premia un tiranno. Or che farà di noi
 chi tanto merto opprime? Ah vendicate,
 Romani, il vostro eroe; la gloria antica
 rammentatevi omai; da un giogo indegno
1685liberate la patria; e difendete
 dai vicini perigli
 l'onor, la vita e le consorti e i figli. (In atto di partire)
 VARO
 Massimo, ferma; e qual desio ribelle,
 qual furor ti consiglia?
 MASSIMO
1690Varo, t'accheta, o al mio pensier t'appiglia.
 Chi vuol salva la patria (Tutti snudan la spada)
 stringa il ferro e mi siegua; ecco il sentiero (Accennando il Campidoglio)
 onde avrà libertà Roma e l'impero. (Parte seguito da tutti verso il Campidoglio)
 VARO
 Che indegno! Egli la morte
1695d'un innocente affretta
 e poi Roma solleva alla vendetta.
 Va' pur, forse il disegno
 a chi lo meditò sarà funesto;
 va' traditor... Ma qual tumulto è questo! (S’ode brevissimo strepito di trombe e timpani)
 
1700   Già risonar d'intorno
 al Campidoglio io sento
 di cento voci e cento
 lo strepito guerrier.
 
    Che fo? Si vada e sia
1705stimolo all'alma mia
 il debito d'amico,
 di suddito il dover. (Parte)