Ezio, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA II
 
 ONORIA, poi VALENTINIANO
 
 ONORIA
1330Oh dio, chi 'l crederebbe! Al fato estremo
 egli lieto s'appressa; io gelo e tremo.
 VALENTINIANO
 E ben, da quel superbo
 che ottenesti, o germana?
 ONORIA
                                                 Io nulla ottenni.
 VALENTINIANO
 Già lo predissi. Eh si punisca. Omai
1335è viltade il riguardo.
 ONORIA
                                        E pur non posso
 crederlo reo. D'alma innocente è segno
 quella sua sicurezza.
 VALENTINIANO
                                        Anzi è una prova
 del suo delitto. Il traditor si fida
 nell'aura popolar. Vuo' che s'uccida.
 ONORIA
1340Meglio ci pensa. Ezio è peggior nemico
 forse estinto che vivo.
 VALENTINIANO
                                          E che far deggio?
 ONORIA
 Cerca vie di placarlo; il suo segreto
 sveller da lui senza rigor procura.
 VALENTINIANO
 E qual via non tentai?
 ONORIA
                                           La più sicura.
1345Ezio, per quel ch'io vedo,
 è debole in amor; per questa parte
 assalirlo conviene. Ei Fulvia adora;
 offrila all'amor suo; cedila ancora.
 VALENTINIANO
 Quanto è facile, Onoria,
1350a consigliare altrui fuor del periglio.
 ONORIA
 Signor, nel mio consiglio io ti propongo
 un esempio a seguir. Sappi che amante
 io sono al par di te; né perdo meno;
 Fulvia è la fiamma tua; per Ezio io peno.
 VALENTINIANO
1355E l'ami?
 ONORIA
                   Sì. Nel consigliarti or vedi
 se facile son io come tu credi.
 VALENTINIANO
 Ma troppo ad eseguir duro consiglio
 mi proponi, o germana.
 ONORIA
                                              Il tuo coraggio,
 la tua virtù faccia arrossir la sorte.
1360Una donna t'insegna ad esser forte.
 VALENTINIANO
 Oh dio!
 ONORIA
                  Vinci te stesso. I tuoi vassalli
 apprendano qual sia
 d'Augusto il cor...
 VALENTINIANO
                                   Non più; Fulvia m'invia;
 facciasi questo ancor. Se tu sapessi
1365che sforzo è il mio, quanto il cimento è duro...
 ONORIA
 Dalla mia pena il tuo dolor misuro;
 ma soffrilo. Nel duolo
 pur è qualche piacer non esser solo.
 
    Peni tu per un'ingrata,
1370un ingrato adoro anch'io;
 è il tuo fato eguale al mio;
 è nemico ad ambi amor.
 
    Ma s'io nacqui sventurata,
 se per te non v'è speranza,
1375sia compagna la costanza
 come è simile il dolor. (Parte)