Semiramide riconosciuta, Roma, Zempel e de Mey, 1729

 SCENA VII
 
 Appartamenti terreni.
 
 SIBARI, poi IRCANO
 
 SIBARI
910L'accortezza a che val, se ognor con nuovi
 impensati accidenti
 la fortuna nemica
 d'ogni disegno mio le fila intrica?
 Tutto ho tentato invano,
915vive Scitalce e sa la trama Ircano.
 IRCANO
 Vieni Sibari.
 SIBARI
                           E dove?
 IRCANO
 A Tamiri.
 SIBARI
                     Perché?
 IRCANO
                                      Voglio che a lei
 discolpi il mio rifiuto.
 SIBARI
                                           Il suo pensiero
 come appagar?
 IRCANO
                               Con palesarle il vero.
 SIBARI
920Il vero!
 IRCANO
                 Sì; tu le dirai ch'io l'amo,
 che per non ber la morte
 la ricusai, ch'era la tazza aspersa
 di nascosto velen, che tua la cura
 fu d'apprestarlo e che dai detti tui
925l'inganno a favorir sedotto io fui.
 SIBARI
 Signor che dici! E publicar vogliamo
 un delitto commun! Reo della frode
 saresti al par di me. Fra lor di colpa
 differenza non hanno
930chi meditò, chi favorì l'inganno.
 IRCANO
 D'un desio di vendetta alfin Tamiri
 mi creda reo, non del rifiuto, e sappia
 perché la ricusai.
 SIBARI
                                  Troppo mi chiedi,
 ubbidir non poss'io.
 IRCANO
935E ben, taccia il tuo labro e parli il mio. (In atto di partire)
 SIBARI
 Senti. (Al riparo). Il tuo parlar scompone
 un mio pensier che può giovarti.
 IRCANO
                                                              E quale?
 SIBARI
 Pria che sorga l'aurora, io di Tamiri
 possessor ti farò.
 IRCANO
                                  Come?
 SIBARI
                                                  Al tuo cenno
940su l'Eufrate non hai
 navi, seguaci ed armi?
 IRCANO
                                            E ben, che giova?
 SIBARI
 Ai reali giardini il fiume istesso
 bagna le mura e si racchiude in quelli
 di Tamiri il soggiorno; ove tu voglia
945col soccorso de' tuoi
 l'impresa assicurar, per tal sentiero
 rapir la sposa e a te recarla io spero.
 IRCANO
 Dubbia è l'impresa.
 SIBARI
                                       Anzi sicura; ognuno
 sarà immerso nel sonno, a quest'insidia
950non v'è chi pensi e incustodito è il loco.
 IRCANO
 Parmi che a poco a poco
 mi piaccia il tuo pensier ma non vorrei...
 SIBARI
 Eh dubitar non dei; fidati, io vado
 mentre cresce la notte
955il sito ad esplorar; tu coi più fidi
 dell'Eufrate alle sponde
 sollecito ti rendi.
 IRCANO
 A momenti verrò, vanne e m'attendi.
 SIBARI
 
    Vieni, che poi sereno
960alla tua bella in seno
 ti troverà l'aurora
 quando riporta il dì.
 
    Farai d'invidia allora
 impallidir gli amanti;
965e senz'affanni e pianti
 tu goderai così. (Parte)