Semiramide riconosciuta, Roma, Zempel e de Mey, 1729

 SCENA VI
 
 Gabinetti reali.
 
 SEMIRAMIDE, poi MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
 Nol voglio udir. Da questa regia Ircano
 parta a momenti. Egli perdé nel vile (Una comparsa, ricevuto l’ordine da Semiramide, s’inchina e parte)
 tradimento intrapreso
1345ogni ragione all'imeneo conteso.
 Mirteo dal tuo valore
 riconosce Tamiri...
 MIRTEO
                                     Ove s'asconde?
 Che fa Scitalce? Al paragon dell'armi
 perché non vien?
 SEMIRAMIDE
                                   La principessa offesa
1350tace e solo Mirteo pugnar desia?
 MIRTEO
 S'ella i suoi torti oblia
 io mi rammento i miei;
 Scitalce è un traditor.
 SEMIRAMIDE
                                          (Che ascolto o dei!)
 MIRTEO
 Tu la pugna richiesta
1355contendermi non puoi, legge è del regno.
 Al popolo, alle squadre
 la chiederò, se me la nieghi; quando
 né pur l'ottenga, a trucidar l'indegno
 saprò d'un vil ministro armar la mano
1360e poi non è l'Egitto assai lontano.
 SEMIRAMIDE
 Qual impeto è mai questo? A me ti fida
 caro Mirteo, ti sono amico e penso
 al tuo riposo al par di te.
 MIRTEO
                                               Tu pensi
 a difender Scitalce, egli t'è caro.
1365Questa è la cura tua, tutto m'è noto.
 SEMIRAMIDE
 (Che favellar?)
 MIRTEO
                               Risolvi o l'ira mia
 libera avvamperà.
 SEMIRAMIDE
                                    Taci, un momento
 ti chiedo sol, t'appagherò, m'attendi
 nelle vicine stanze e torna intanto
1370a richiamar quel mansueto stile
 che t'adornò finora.
 MIRTEO
                                       Indarno il chiedi.
 Quand'è l'ingiuria atroce
 alma pigra allo sdegno è più feroce. (Parte)