Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA PRIMA
 
  Gran portico del palazzo reale corrispondente alle sponde dell’Eufrate. Trono da un lato, alla sinistra del quale un sedile più basso per Tamiri. In faccia al suddetto trono tre altri sedili, ara nel mezzo col simulacro di Belo deità de’ Caldei, gran ponte pratticabile, qualche nave sul fiume, vista di tende su l’altra sponda.
 
 SEMIRAMIDE creduta Nino con guardie e poi SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 Olà sappia Tamiri
 che i principi son pronti,
 che fuman l'are, che al solenne rito
 di già l'ora s'appressa,
5che il re l'attende. (Ricevuto l’ordine parte una guardia. Nel mentre che Semiramide parla esce Sibari guardandola con meraviglia)
 SIBARI
                                     (Io non m'inganno è dessa).
 Lascia che a' piedi tuoi... (S’inginocchia)
 SEMIRAMIDE
                                                 Sibari! (O dei).
 S'allontani ciascun. (Che incontro!) Sorgi. (Le guardie si ritirano indietro)
 Dall'Egitto in Assiria
 quale affar ti conduce?
 SIBARI
                                            È noto altrove
10che la real Tamiri
 dell'impero de' Battri unica erede
 qui scegliendo lo sposo oggi decide
 l'ostinate contese
 che il volto suo, che il suo retaggio accese.
15Sperai fra queste mura
 in sì bel giorno accolta
 tutta l'Asia mirar ma non sperai
 in sembianza viril sul trono assiro
 di ritrovar la sospirata e pianta
20principessa d'Egitto
 Semiramide...
 SEMIRAMIDE
                              Ah taci; in questo luogo
 Nino ciascun mi crede e il palesarmi
 vita, regno ed onor potria costarmi.
 SIBARI
 E il tuo diletto Idreno
25che fa? Dov'è?
 SEMIRAMIDE
                              Di quell'ingrato il nome
 non rammentarmi.
 SIBARI
                                      A lui straniero e ignoto
 nel tuo real soggiorno
 il cor donasti...
 SEMIRAMIDE
                              E abbandonai con lui
 la patria, il regno, il genitor, le nozze
30del monarca numida.
 Sibari tel rammenti?
 SIBARI
                                          E come mai
 obliar lo potrei, s'ogni tua cura
 tu mi affidavi allor, se duce io stesso
 de' reali custodi a tua richiesta
35agio concessi alla notturna fuga.
 SEMIRAMIDE
 E pur nol crederai, l'istesso Idreno
 che m'indusse a fuggir tentò svenarmi.
 SIBARI
 Quando?
 SEMIRAMIDE
                    La notte istessa
 ch'io seco andai, del Nilo
40dalla pendente riva
 ei mi gettò ferita e semiviva.
 SIBARI
 Ma la cagione?
 SEMIRAMIDE
                              Oh dio
 la cagione io non so.
 SIBARI
                                       (La so ben io).
 E rimanesti in vita?
 SEMIRAMIDE
                                        Unica e lieve
45fu la ferita e la selvosa sponda
 co' pieghevoli salci
 la caduta scemò, mi tolse a morte.
 SIBARI
 Qual fu poi la tua sorte?
 SEMIRAMIDE
 Lungo fora il ridirti
50quanto errai, che m'avvenne. In mille guise
 spoglia e nome cangiai,
 scorsi cittadi e selve,
 fra tende e fra capanne
 il brando strinsi, pascolai gli armenti
55or felice, or meschina,
 pastorella, guerriera e pellegrina.
 Fin che il monarca assiro,
 fosse merito o sorte,
 del talamo real mi volle a parte.
 SIBARI
60Ma ti conobbe?
 SEMIRAMIDE
                               No. Finsi che un fonte
 l'origine mi desse e che agli augelli
 de' primi giorni miei dovea la cura.
 SIBARI
 E all'estinto tuo sposo
 non successe nel regno il picciol Nino?
 SEMIRAMIDE
65Il crede ognun; la somiglianza inganna
 del mio volto col suo.
 SIBARI
                                         Ma come soffre
 il legitimo erede
 te nel suo trono?
 SEMIRAMIDE
                                 Effeminato e molle
 fu mia cura educarlo. Ora in mia vece
70gode vivendo in feminili spoglie
 nella regia racchiuso e il regno teme,
 non lo desia.
 SIBARI
                          Che narri! (E quando spero
 miglior tempo a scoprirle i miei martiri.
 Ardir). Sappi...
 SEMIRAMIDE
                               T'accheta, ecco Tamiri.