Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA VIII
 
 Orti pensili.
 
 SCITALCE e SIBARI
 
 SIBARI
295Amico in rivederti
 o qual piacere è il mio; signor perdona
 se col nome d'amico ancor ti chiamo.
 Per Idreno in Egitto,
 non per Scitalce il principe degl'Indi
300sai pur ch'io ti conobbi.
 SCITALCE
                                              Allor giovommi
 nome e grado mentir. Così sicuro
 per render pago il giovanil desio
 vari costumi appresi,
 molto errai, molto vidi e molto intesi.
305Ah non avessi mai
 portato il piè fuor del paterno tetto,
 che ad agitarmi il petto
 o somigliante o vera
 tornar sugl'occhi miei
310Semiramide infida or non vedrei.
 SIBARI
 Semiramide! Come?
 È teco? Ove s'asconde?
 SCITALCE
                                             E così cieco
 Sibari sei? Non la ravvisi in Nino?
 SIBARI
 (Ah la conobbe).
 SCITALCE
                                 A me la scopre assai
315il girar de' suoi sguardi
 placidi al moto, il favellar, la voce,
 la fronte, il labro e l'una e l'altra gota
 facile ad arrossir. Ma più d'ogn'altro
 il cor che al noto aspetto
320subito torna a palpitarmi in petto.
 SIBARI
 Eh t'inganna il desio. Se fosse tale
 al germano Mirteo nota sarebbe.
 SCITALCE
 No, che bambino ei crebbe
 nella regia de' Battri.
 SIBARI
                                         E poi trascorsi
325tre lustri son da che fuggì d'Egitto
 né più di lei novella
 fra noi s'intese e ognun la crede estinta.
 SCITALCE
 Chi più di me dovrebbe
 crederla estinta? In quella notte istessa
330che fuggì meco io la trafissi.
 SIBARI
                                                     Oh dio
 che facesti?
 SCITALCE
                         E doveva
 impunita restar? Tutto fu vero
 quanto svelasti a me. Nel luogo andai
 destinato da lei. Venne l'infida,
335meco fuggì ma poi
 non lungi dalla regia
 l'insidie ritrovai. Cinto d'armati
 v'era il rivale.
 SIBARI
                            E il conoscesti?
 SCITALCE
                                                          In parte
 pago sarei se il ravvisava. In lui
340potrei l'ira sfogar.
 SIBARI
                                    (Non sa ch'io fui).
 Ma come ti salvasti
 dal nemico furor?
 SCITALCE
                                    Fra l'ombre e i rami
 mi dileguai ma prima
 del Nilo in su la sponda
345l'empia trafissi e la balzai nell'onda.
 SIBARI
 Dunque di sua sciagura
 fu cagione il mio foglio. E non bastava
 punirla con l'oblio?
 SCITALCE
 È ver, troppo trascorsi, il veggo anch'io.
350Ma chi frenar può mai
 gl'impeti dello sdegno e dell'amore.
 Disperato e geloso
 appagai l'ira mia; ma non per questo
 la pace ritrovai. Sempre ho sugl'occhi,
355sempre il tuo foglio, il mio schernito foco,
 la sponda, il fiume, il tradimento, il loco.
 SIBARI
 Serbi il mio foglio ancor! Perché non togli
 un fomento al tuo duolo?
 SCITALCE
                                                Io meco il serbo
 per gloria tua, per mia difesa.
 SIBARI
                                                         Almeno
360cauto lo cela; è qui Mirteo, potrebbe
 della germana i torti
 contro me vendicar.
 SCITALCE
                                       Vivi sicuro.
 Ma non scoprir che Idreno
 in Egitto mi finsi.
 SIBARI
                                    Alla mia fede
365lieve prova domandi. Io tel prometto.
 Ma tu scaccia dall'alma
 quel fallace desio che ti figura
 Semiramide in Nino. Offri a Tamiri
 oggi tranquillo il core
370e dal primo ti sani il nuovo amore.
 
    Come all'amiche arene
 l'onda rincalza l'onda
 così sanar conviene
 amore con amor.
 
375   Piaga d'acuto acciaro
 sana l'acciaro istesso;
 ed un veleno è spesso
 riparo all'altro ancor.