Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA XII
 
 SEMIRAMIDE e TAMIRI
 
 TAMIRI
 Udisti il prence? Egli è diverso assai
 da quel che lo figuri.
 SEMIRAMIDE
                                        Io lo previdi
495che poteva ingannarti. Ah tu non sai
 quanto a fingere è avvezzo. A suo piacere
 con fallaci maniere ad ora ad ora
 s'accende e si scolora; il pianto, il riso
 sa richiamar sul viso allor che vuole
500né son figlie del cor le sue parole.
 TAMIRI
 Pur così non mi sembra. Egli al mio volto
 timido il guardo gira;
 egli tace e sospira; e non son questi
 chiari segni d'amor?
 SEMIRAMIDE
                                         Di quel crudele
505non fidarti, o Tamiri; altro interesse
 non ho che il tuo riposo.
 TAMIRI
                                              Io ben m'avvedo
 del zelo tuo; ma sì crudel nol credo.
 
    Fiumicel, che s'ode a pena
 mormorar fra l'erbe e i fiori,
510mai turbar non sa l'arena
 e alle ninfe ed ai pastori
 bell'oggetto è di piacer.
 
    Venticel, che a pena scuote
 picciol mirto o basso alloro,
515mai non desta la tempesta
 ma cagion è di ristoro
 allo stanco passagier.