Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA PRIMA
 
  Sala regia illuminata in tempo di notte. Varie credenze d’intorno. Gran mensa imbandita nel mezzo con quattro sedili intorno ed una sedia in faccia.
 
 SIBARI, poi IRCANO con spada nuda
 
 SIBARI
 Ministri, al re sia noto (Parte una guardia)
 che già pronta è la mensa. È giunto il tempo
590che l'accortezza mia
 col morir di Scitalce il grave inciampo
 mi tolga d'un rivale e m'assicuri
 che mai scoprir non possa
 la sua voce, il mio scritto
595quanto Sibari un dì finse in Egitto.
 IRCANO
 E pur il giungerò. Dov'è Scitalce?
 Ov'è Tamiri? È questo
 il luogo della mensa?
 SIBARI
                                         E qual furore
 t'arma la destra?
 IRCANO
                                  Io vuo' Scitalce estinto.
 SIBARI
600(Ah di costui lo sdegno
 scompone il mio disegno).
 IRCANO
 Additami dov'è!
 SIBARI
                                 Vana è l'impresa.
 Come speri assalirlo
 nella regia racchiuso,
605a Tamiri vicino,
 fra i custodi reali, al fianco a Nino?
 IRCANO
 Opprimerò con lui
 Nino, i custodi e questa regia intera.
 Né potranno sottrarlo ai colpi miei
610tutti armati in difesa i vostri dei.
 SIBARI
 Ah non turbin le risse
 il piacer della mensa.
 IRCANO
                                          E tu non sai
 qual torto mi sovrasti?
 SIBARI
                                            Il so. Condanno
 l'ingiustizia in Tamiri e compatisco
615il tuo giusto furor ma che farai?
 IRCANO
 Che farò? Mi vedrai
 dell'ingiusto imeneo troncare il laccio.
 SIBARI
 Ferma. (In atto di partire)
 IRCANO
                  Non m'arrestar.
 SIBARI
                                                 Ma tu non brami
 Scitalce estinto?
 IRCANO
                                 Sì.
 SIBARI
                                         Dunque ti placa,
620egli morrà, fidati a me; salvarlo
 sol potrebbe il tuo sdegno.
 IRCANO
                                                  Io non t'intendo.
 Corro prima a svenarlo e poi l'arcano
 mi spiegarai. (Come sopra)
 SIBARI
                             Ma senti. (A lui conviene
 tutto scoprir). Poss'io di te fidarmi?
 IRCANO
625Parla.
 SIBARI
              Per odio antico
 Scitalce è mio nemico; il torto indegno
 che al tuo merto si fa cresce il mio sdegno.
 Ond'io, ma non parlar, già nella mensa
 preparai la sua morte.
 IRCANO
                                           E come?
 SIBARI
                                                             È certo
630che Scitalce è lo sposo. A lui Tamiri
 dovrà, come è costume,
 il primo nappo offrir; per opra mia
 questo sarà d'atro veleno infetto.
 IRCANO
 Se m'inganni...
 SIBARI
                               Ingannarti! E chi sottrarmi
635potrebbe al tuo furore!
 Passami allor con questo ferro il core.
 IRCANO
 Mi fidarò ma poi... (Ripone la spada)
 SIBARI
 Taci, che il re già s'avvicina a noi.
 
    Spera goder vicino
640pieno d'amore e pace
 rivolto il tuo destino
 in aria di pietà.
 
    Già la mia fede impegno
 che il tuo rivale indegno
645alfin s'abbatterà.