Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA VIII
 
 IRCANO, poi TAMIRI, indi MIRTEO
 
 IRCANO
 O qual rossore avranno
 se m'arride il destino
 e Scitalce e Mirteo, Tamiri e Nino.
 TAMIRI
 Che si fa? Che si pensa? Ancor non turba
940il valoroso Ircano
 né pur con la minaccia i sonni al reo?
 IRCANO
 Hai difensor più degno, ecco Mirteo.
 TAMIRI
 Prence che rechi? È vinto
 Scitalce ancor?
 MIRTEO
                              Si vincerà, se basta
945esporre a tua difesa il sangue mio.
 TAMIRI
 Il tuo pronto desio
 avrà premio da me.
 IRCANO
                                       Degno d'affetto
 veramente è Mirteo. Rozzo in amore
 non è come son io. Ne sa gl'arcani.
950È sprezzato e nol cura;
 è offeso e non s'adira.
 Con legge e con misura
 or piange ed or sospira;
 e pur alla sua fede
955un'ombra di speranza è gran mercede.
 MIRTEO
 Nol niego.
 TAMIRI
                      Al nuovo giorno
 sarà forse mio sposo. Ei non invano
 a mio favor s'affanna.
 IRCANO
 Fortunato Mirteo. (Quanto s'inganna).