Semiramide riconosciuta, Venezia, Buonarigo, 1729

 SCENA IV
 
 MIRTEO, poi SIBARI
 
 MIRTEO
 Inutile furor.
 SIBARI
                           Mirteo respira.
 Tu il barbaro opprimesti, i suoi seguaci
 io dispersi e fugai. Salva è Tamiri,
1210lode agli dei.
 MIRTEO
                           Quanto ti deggio amico.
 SIBARI
 Il tradimento infame
 chi preveder potea. Fu gran ventura
 ch'io primiero ascoltassi
 lo strepito dell'armi; accorsi e vidi
1215cinto da quegl'infidi
 di Tamiri il soggiorno, aperto il varco
 del giardino reale, Ircano armato,
 disposto ogni nocchier, sciolto ogni legno.
 Compresi il reo dissegno.
1220M'inorridì, m'opposi, il brando strinsi
 pronto a ceder la vita
 ma non la preda al temerario scita.
 MIRTEO
 Ah prendi in quest'amplesso
 d'un'eterna amistà Sibari un pegno.
1225Tu mi rendi la pace; io piangerei
 privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
 alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 Che fido cor!
 SIBARI
                           (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
 Ecco un rival di meno
1230per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
 non t'è noto però.
 MIRTEO
                                   Lo so, Scitalce
 funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo nol conosci.
 MIRTEO
                                           Io nol conosco?
 SIBARI
 No. (S'irriti costui). Scitalce è quello
1235che col nome d'Idreno
 ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei! Che dici?
 Donde Sibari il sai?
 SIBARI
                                       Noto in Egitto
 egli mi fu; del tuo gran padre allora
 ero i custodi a regolare eletto,
1240quando tu pargoletto
 crescevi in Battra a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne, è desso.
 MIRTEO
 Ah la pugna s'affretti,
 si voli a Nino, il traditor si uccida.
 SIBARI
1245Ove o prence ti guida
 un incauto furor? Taci con Nino.
 Troppo amico è a Scitalce e non t'avvedi
 che da voi la sua cura
 prigionier l'assicura? Ov'è la pena
1250minacciata con fasto,
 per deludervi solo, al suo delitto?
 Troppo credulo sei.
 MIRTEO
                                      Lo veggo e intanto
 che deggio far?
 SIBARI
                               Dissimular lo sdegno,
 accertar la vendetta; un vile acciaro
1255basta a compirla e tuo rossor saria
 s'ei per tua man cadesse.
 MIRTEO
                                                Ardo di sdegno;
 non soffre l'ira mia freno o ritegno.
 
    In braccio a mille furie
 sento che l'alma freme,
1260sento che unite insieme
 colle passate ingiurie
 tormentano il mio cor.
 
    Quella l'amor sprezzato
 dentro il pensier mi desta
1265e mi rammenta questa
 l'invendicato onor.