Semiramide riconosciuta, Madrid, Mojados, 1753

 SCENA V
 
 TAMIRI, MIRTEO ed IRCANO
 
 TAMIRI
 Più che ad ogn'altro spiace
 la dimora a Scitalce. Ei pensa e tace.
 IRCANO
 Non curar di quel folle.
175Godi di tua ventura
 che l'amor t'assicura oggi d'Ircano.
 Non rispondi? Ne temi? Ecco la mano.
 MIRTEO
 Che fai? Non ti rammenti
 il comando reale?
 IRCANO
                                   E il re qual dritto
180ha di frapporre ai miei cortesi affetti
 o limiti o dimore?
 TAMIRI
 Che! Tu conosci amore? Il tuo piacere
 è domar combattendo uomini e fere.
 IRCANO
 È ver; ma il tuo sembiante
185non mi spiace però; godo in mirarti
 e curioso il guardo
 più dell'usato intorno a te s'arresta.
 TAMIRI
 Gran sorte inver del mio sembiante è questa.
 
    Che quel cor, quel ciglio altiero
190senta amor, goda in mirarmi,
 non lo credo, non lo spero;
 tu vuoi farmi insuperbir.
 
    O pretendi allor che torni
 ai selvaggi tuoi soggiorni
195rammentar così per gioco
 l'amoroso mio martir. (Parte)