Semiramide riconosciuta, Madrid, Mojados, 1753

 SCENA IV
 
 Gabinetti reali.
 
 SEMIRAMIDE, uno de’ custodi, poi SCITALCE
 
 SEMIRAMIDE
 Nol voglio udir. Da questa reggia Ircano
 parta a momenti. Egli perdé nel vile
 tradimento intrapreso
940ogni ragione all'imeneo conteso.
 Odi. Scitalce a me s'inoltri. Io tremo (Alla guardia che partiva)
 ripensando a Mirteo. Con quale orgoglio
 or mi parlò! Non è suo stil. Che avvenne?
 Che vuol? Mi ravvisò? Principe, ah siamo (A Scitalce)
945in gran periglio entrambi. Ho gran sospetto
 che Mirteo ci conosca. Ai detti audaci,
 all'insolito sdegno, alle minacce
 misteriose e tronche, io giurerei
 ch'ei ci scoprì. Per questi istanti appena
950ch'io parli teco a differir la pugna
 indussi il suo furor.
 SCITALCE
                                       Rendimi il brando;
 lasciami dunque in libertà.
 SEMIRAMIDE
                                                    Vincendo
 che giovi a me, quand'ei mi scopra? Ah pensa
 che alla estrema sventura
955io ridotta sarei.
 SCITALCE
                               Quest'è tua cura.
 SEMIRAMIDE
 Ma se senza tuo danno
 tu potessi salvarmi,
 nol faresti, o crudel?
 SCITALCE
                                        La tua salvezza
 non dipende da me.
 SEMIRAMIDE
                                        Da te dipende.
960Odimi sol.
 SCITALCE
                       Parla. (Con disprezzo)
 SEMIRAMIDE
                                    E che vuoi ch'io dica,
 se m'ascolti così? Finch'io ragiono
 placa quell'ira, o caro;
 modera quel dispetto;
 prometti di tacer.
 SCITALCE
                                   Parla. Il prometto.
 SEMIRAMIDE
965(M'assisti amor).
 SCITALCE
                                   (Che mai può dirmi?)
 SEMIRAMIDE
                                                                              Or senti,
 se la tua man mi porgi...
 SCITALCE
 Che! La mia man?
 SEMIRAMIDE
                                     Rammenta
 che dei tacer. M'avvanza
 molto ancor che spiegar.
 SCITALCE
                                               (Oh tolleranza!)
 SEMIRAMIDE
970Se la tua man mi porgi,
 tutto in pace sarà. Vedrà Mirteo
 col felice imeneo
 giustificato in noi l'antico errore,
 più rivale in amore
975non gli sarà Scitalce. E quando uniti
 voi siate in amistà, l'armi d'Egitto,
 le forze del tuo regno, i miei fedeli,
 se ben scoperta io sono,
 saran bastanti a conservarci il trono.
980Oh viver fortunato!
 Oh dolce uscir di vita!
 Con l'idol mio, col mio Scitalce unita!
 SCITALCE
 (Se men la conoscessi,
 al certo io cederei).
 SEMIRAMIDE
                                      Perché non parli?
 SCITALCE
985Promisi di tacer.
 SEMIRAMIDE
                                  Tacesti assai.
 È tempo di parlar.
 SCITALCE
                                     Rendimi il brando,
 altro a dir non mi resta.
 SEMIRAMIDE
 Non hai che dirmi? E la risposta è questa?
 SCITALCE
 Vuoi dunque ch'io risponda? Odimi. Esposto
990degli uomini allo sdegno,
 all'ira degli dei,
 prima d'esserti sposo, esser vorrei.
 SEMIRAMIDE
 E questa è la mercede
 che rendi a tanto amore,
995anima senza legge e senza fede?
 Tradita, disprezzata,
 ferita, abbandonata,
 mi scopro, ti perdono,
 t'offro il talamo, il trono.
1000E non basta a placarti
 e a pietà non ti desti;
 qual tigre t'allattò? Dove nascesti?
 SCITALCE
 E ancor con tanto orgoglio...
 SEMIRAMIDE
 Taci, ingiurie novelle udir non voglio.
1005Custodi olà, rendete
 il brando al prigionier; libero sei,
 va' pur dove ti guida
 il tuo cieco furor, vanne ma pensa
 ch'oggi ridotta alla sventura estrema
1010vendicarmi saprò; pensaci e trema.
 
    Fuggi dagli occhi miei,
 perfido, ingannator;
 ricordati che sei,
 che fosti un traditor,
1015che io vivo ancora.
 
    Misera, a chi serbai
 amore e fedeltà?
 A un barbaro che mai
 non dimostrò pietà,
1020che vuol ch'io mora. (Parte)