La Semiramide riconosciuta, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA VIII
 
 IRCANO, poi TAMIRI, indi MIRTEO
 
 IRCANO
 O qual rossore avranno,
 se m'arride il destino,
 e Scitalce e Mirteo, Tamiri e Nino.
 TAMIRI
970Che si fa? Che si pensa? Ancor non turba
 il valoroso Ircano
 né pur con la minaccia i sonni al reo?
 IRCANO
 Hai difensor più degno, ecco Mirteo.
 TAMIRI
 Prence, che rechi? È vinto (A Mirteo)
975Scitalce ancor?
 MIRTEO
                              Si vincerà, se basta
 esporre a tua difesa il sangue mio.
 TAMIRI
 Il tuo pronto desio
 avrà premio da me.
 IRCANO
                                       Degno d'affetto
 veramente è Mirteo; rozzo in amore
980non è come son io; ne sa gli arcani.
 È sprezzato e nol cura,
 è offeso e non s'adira,
 con legge e con misura
 or piange ed or sospira;
985e pure alla sua fede
 un'ombra di speranza è gran mercede.
 MIRTEO
 Nol niego.
 TAMIRI
                      Al nuovo giorno
 sarà forse mio sposo; ei non invano
 a mio favor s'affanna.
 IRCANO
990Fortunato Mirteo! (Quanto s'inganna!)
 
    Tu sei lieto, io vivo in pene;
 ma se nacqui sventurato,
 che farò? Soffrir conviene
 del destin la crudeltà.
 
995   Voi godete; io del mio fato
 vado a piangere il rigore.
 Così tutta al vostro amore
 lascerò la libertà. (Parte)