La Didone abbandonata, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA II
 
 IARBA e poi ARASPE
 
 IARBA
 Giovino i tradimenti,
 poi si punisca il traditore. Indegno
 t'offerisci al mio sdegno e non paventi?
 Temerario per te (Vedendo Araspe)
625non cadde Enea dal ferro mio trafitto.
 ARASPE
 Ma delitto non è.
 IARBA
                                  Non è delitto!
 Di tante offese ormai
 vendicato m'avria quella ferita.
 ARASPE
 La tua gloria salvai nella sua vita.
 IARBA
630Ti punirò.
 ARASPE
                      La pena
 benché innocente io soffrirò con pace,
 che sempre è reo chi al suo signor dispiace.
 IARBA
 (Hanno un'ignota forza
 i detti di costui
635che m'incatena e parmi
 ch'io non sappia sdegnarmi in faccia a lui).
 Odi, giacché al tuo re
 qual ossequio tu debba ancor non sai,
 innanzi a me non favellar giammai.
 ARASPE
640Ubbidirò.