La Semiramide riconosciuta, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA III
 
 MIRTEO con spada nuda e detti
 
 MIRTEO
 Traditori, al mio sdegno (Di dentro)
 non potrete involarvi. (Esce Mirteo inseguendo alcuni sciti, che si ritirano alle navi, e dopo lui escono gli assiri. Tutti con l’armi)
 SIBARI
                                           Aita, o prence.
 A difender Tamiri (Sibari, veduto Mirteo, lascia l’attacco)
1230non basto incontro a lui.
 MIRTEO
                                               Barbaro scita,
 fra voi colle rapine
 si contrastan gli amori?
 IRCANO
                                              A tuo dispetto
 la sposa avrò.
 MIRTEO
                            L'avrai! Correte assiri,
 distrugga il ferro, il fuoco
1235e le navi e i guerrieri.
 IRCANO
 Ti svenerò superbo.
 MIRTEO
                                       Invan lo speri. (Ircano, Mirteo e Sibari si diviano combattendo, gli sciti balzano dalle navi e siegue incendio delle dette con zuffa fra gli sciti e gli assiri, quale terminata colla fuga de’ primi, escono di nuovo combattendo Ircano e Mirteo e resta Ircano perditore)
 Cedi il ferro o t'uccido.
 IRCANO
                                            A me l'acciaro
 non toglierai, se non rimango estinto.
 MIRTEO
 No no, vivrai ma disarmato e vinto. (Mirteo disarma Ircano; e getta la spada)
 IRCANO
1240Crudel destino!
 MIRTEO
                                Assiri
 al re lo scita altero
 prigionier conducete.
 IRCANO
                                          Io prigioniero!
 MIRTEO
 Sì, fremi traditor.
 IRCANO
                                    Di mie sventure
 sarà prezzo il tuo sangue.
 MIRTEO
                                                Eh di minacce
1245tempo non è; grazia e pietade implora.
 IRCANO
 Grazia e pietà! Farò tremarvi ancora.
 Scoglio avvezzo agli oltraggi
 e del cielo e del mar giammai non cede;
 impazienti al piede
1250gli fremon le tempeste,
 i folgori sul capo, i venti intorno;
 e pur di tutti a scorno
 in mezzo ai nembi procellosi e neri
 fa da lunge tremar navi e nocchieri.
 
1255   Il ciel mi vuole oppresso;
 ma su le mie ruine
 il vincitore istesso
 impallidir farò.
 
    E se l'ingiusto fato
1260vorrà ch'io cada alfine,
 cadrò ma vendicato,
 ma solo non cadrò. (Parte)