Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA VIII
 
 Orti pensili.
 
 SCITALCE e SIBARI
 
 SIBARI
 Amico, in rivederti
 oh qual piacere è il mio! Signor, perdona
 se col nome d'amico ancor ti chiamo.
 Per Idreno in Egitto,
310non per Scitalce il principe degl'Indi
 sai pur ch'io ti conobbi.
 SCITALCE
                                              Allor giovommi
 nome e grado mentir. Così sicuro
 per render pago il giovanil desio
 vari costumi appresi;
315molto errai, molto vidi e molto intesi.
 Ah non avessi mai
 portato il piè fuor dal paterno tetto,
 che ad agitarmi il petto
 o somigliante o vera
320tornar sugli occhi miei
 Semiramide infida or non vedrei.
 SIBARI
 Semiramide! Come?
 È teco? Ove s'asconde?
 SCITALCE
                                             E così cieco
 Sibari sei? Non la ravvisi in Nino?
 SIBARI
325(Ah la conobbe).
 SCITALCE
                                 A me la scopre assai
 il girar de' suoi sguardi
 placidi al moto, il favellar, la voce,
 la fronte, il labbro e l'una e l'altra gota
 facile ad arrossir, ma più d'ogni altro
330il cor che al noto aspetto
 subito torna a palpitarmi in petto.
 SIBARI
 Eh t'inganna il desio. Se fosse tale
 al germano Mirteo nota sarebbe.
 SCITALCE
 No, che bambino ei crebbe
335nella reggia de' Battri.
 SIBARI
                                           E poi trascorsi
 tre lustri son da che fuggì d'Egitto;
 né più di lei novella
 fra noi s'intese e ognun la crede estinta.
 SCITALCE
 Chi più di me dovrebbe
340crederla estinta? Io quella notte istessa
 che fuggì meco, io la trafissi.
 SIBARI
                                                      Oh dio!
 Che facesti?
 SCITALCE
                          E dovea
 impunita restar? Tutto fu vero
 quanto svelasti a me. Nel luogo andai
345destinato da lei. Venne l'infida,
 meco fuggì ma poi
 non lungi dalla reggia
 l'insidie ritrovai. Cinto d'armati
 v'era il rivale.
 SIBARI
                            E il conoscesti?
 SCITALCE
                                                          In parte
350pago sarei, se il ravvisava; in lui
 potrei l'ira sfogar.
 SIBARI
                                    (Non sa ch'io fui).
 Ma come ti salvasti
 dal nemico furor?
 SCITALCE
                                    Fra l'ombre e i rami
 mi dileguai ma prima
355del Nilo in su la sponda
 l'empia trafissi e la balzai nell'onda.
 SIBARI
 Dunque di sua sventura
 fu cagione il mio foglio! E non bastava
 punirla con l'oblio?
 SCITALCE
360È ver, troppo trascorsi, il veggo anch'io.
 Ma chi frenar può mai
 gl'impeti dello sdegno e dell'amore?
 Disperato, geloso,
 appagai l'ira mia; ma non per questo
365la pace ritrovai. Sempre ho sugli occhi
 sempre il tuo foglio, il mio schernito foco,
 la sponda, il fiume, il tradimento, il loco.
 SIBARI
 Serbi il mio foglio ancor? Perché non togli
 un fomento al tuo duolo?
 SCITALCE
                                                Io meco il serbo
370per gloria tua, per mia difesa.
 SIBARI
                                                         Almeno
 cauto lo cela; è qui Mirteo; potrebbe
 della germana i torti
 contro me vendicar.
 SCITALCE
                                       Vivi sicuro.
 Ma non scoprir che Idreno
375in Egitto mi finsi.
 SIBARI
                                    Alla mia fede
 lieve prova domandi; io tel prometto.
 Ma tu scaccia dall'alma
 quel fallace desio che ti figura
 Semiramide in Nino. Offri a Tamiri
380oggi tranquillo il core
 e dal primo ti sani un nuovo amore.
 
    Come all'amiche arene
 l'onda rincalza l'onda
 così sanar conviene
385amore con amor.
 
    Piaga d'acuto acciaro
 sana l'acciaro istesso
 ed un veleno è spesso
 riparo all'altro ancor. (Parte)