Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA IV
 
 SEMIRAMIDE, IRCANO e MIRTEO
 
 SEMIRAMIDE
830(Conoscerai fra poco
 che son pietosa e non crudel).
 MIRTEO
                                                        Perdona,
 signor, s'io troppo ardisco. Il tuo comando
 Scitalce a un punto e la mia speme oltraggia.
 IRCANO
 Perché mi si contende
835il trionfar di lui?
 SEMIRAMIDE
                                  Chi mai t'intende?
 Or Tamiri non curi ed or la brami.
 MIRTEO
 Ma tu l'ami o non l'ami?
 IRCANO
 Nol so.
 SEMIRAMIDE
                Se amavi allor, come in te nacque
 d'un rifiuto il desio?
 IRCANO
                                        Così mi piacque.
 MIRTEO
840Se ti piacque così, perché la pace
 or mi vieni a turbar?
 IRCANO
                                         Così mi piace.
 MIRTEO
 Strano piacer! Dell'amor mio ti fai
 rivale, Ircano, ed il perché non sai?
 IRCANO
 Quante richieste! Alfine
845che vorreste da me?
 SEMIRAMIDE
                                        Da te vorrei
 ragion dell'opre tue.
 MIRTEO
                                        Saper desio
 qual core in seno ascondi.
 SEMIRAMIDE
 Spiegati.
 MIRTEO
                    Non tacer.
 SEMIRAMIDE
                                         Parla.
 MIRTEO
                                                      Rispondi.
 IRCANO
 
    Saper bramate
850tutto il mio core?
 Non vi sdegnate,
 lo spiegherò.
 
    Mi dà diletto
 l'altrui dolore,
855perciò d'affetto
 cangiando vo.
 
    Il genio è strano,
 lo veggo anch'io;
 ma tento invano
860cangiar desio,
 l'istesso Ircano
 sempre sarò. (Parte)