Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, I

 SCENA VIII
 
 SCITALCE, poi TAMIRI
 
 SCITALCE
1465E può con tanto fasto
 simular fedeltà! Sogno o son desto!
 Io non m'inganno, è questo
 pur di Sibari il foglio. «Amico Idreno.
 Ad altro amante in seno
1470Semiramide tua...» Folle, a che giova
 de' suoi falli la prova
 da un foglio mendicar, se agli occhi miei
 scoperse il cielo i tradimenti rei?
 Ah si scacci dal petto
1475la tirannia d'un vergognoso affetto. (Partendo s’incontra in Tamiri)
 TAMIRI
 Prence, con chi t'adiri?
 SCITALCE
 Alfin, bella Tamiri,
 m'avveggo dell'error. Teco un ingrato
 so che finora io fui ma più nol sono;
1480concedimi, io lo chiedo, il tuo perdono.
 TAMIRI
 (Nino parlò per me). Senti Scitalce;
 s'io ti credessi appieno,
 tutto mi scorderei; ma in te sospetto
 di qualche ardor primiero
1485viva la fiamma ancor.
 SCITALCE
                                          No, non è vero.
 TAMIRI
 Chi diverso ti rese?
 SCITALCE
 Nino fu che m'accese
 d'amor per te, mi liberò, mi sciolse,
 mi fe' arrossir d'ogn'altro laccio antico.
 TAMIRI
1490(Quanto fa la pietà d'un vero amico!)
 Finger tu puoi; nol crederò, se pria
 la tua destra non stringo.
 SCITALCE
 Ecco la destra mia; vedi se fingo.
 TAMIRI
 Or lo sdegno detesto,
1495prendi. (Nell’atto che vuol dargli la mano esce Mirteo)