Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA VI
 
 IRCANO e MIRTEO
 
 IRCANO
 La principessa udisti? Ella superba
 va degli affetti miei. Misero amante!
 Ti sento sospirar; ti veggo afflitto.
200Cangia cangia desio;
 e per consiglio mio torna in Egitto.
 MIRTEO
 Mi fai pietà. La tua fiducia insana,
 il tuo rozzo parlar con cui l'offendi
 ti rinfaccia Tamiri; e non l'intendi.
 IRCANO
205Dunque in diversa guisa i loro affetti
 qui trattano gli amanti! E quale è mai
 questo vostro d'amor leggiadro stile?
 MIRTEO
 Con lingua più gentile
 qui si parla d'amor; qui con rispetto
210un bel volto si ammira;
 si tace; si sospira;
 si tollera; si pena;
 l'amorosa catena
 si soffre volontier benché severa.
 IRCANO
215E poi si ottien mercede?
 MIRTEO
                                               E poi si spera.
 IRCANO
 Miserabil mercé! No; d'involarti
 il pregio di gentil non ho desio.
 Ciascun siegua il suo stile; io sieguo il mio. (Parte)