Semiramide, Parigi, Quillau, 1755, II

 SCENA II
 
 MIRTEO, poi SIBARI con spada nuda
 
 MIRTEO
 Inutile furor!
 SIBARI
                            Mirteo respira.
 Tu il barbaro opprimesti; i suoi seguaci
 io dispersi e fugai. Salva è Tamiri,
 lode agli dei. (Rimette la spada)
 MIRTEO
                            Quanto ti deggio amico!
900Vieni al mio sen. Con l'opportuno avviso
 mi salvasti il mio ben. La trama indegna
 a me rimasta ignota
 saria senza di te. Godrebbe Ircano
 della sua colpa il frutto; io piangerei
905privo dell'idol mio.
 SIBARI
                                      L'opre dovute
 alcun merto non hanno.
 MIRTEO
 (Che fido cor!)
 SIBARI
                              (Che fortunato inganno!)
 MIRTEO
 Ecco, un rival di meno
 per te mi trovo.
 SIBARI
                                Il tuo maggior nemico
910non ti è noto però.
 MIRTEO
                                    Lo so; Scitalce
 funesto è all'amor mio.
 SIBARI
                                             Solo all'amore?
 Ah Mirteo nol conosci.
 MIRTEO
                                           Io nol conosco?
 SIBARI
 No. (S'irriti costui).
 MIRTEO
                                       Chi dunque è mai?
 Spiegati, non tacer.
 SIBARI
                                      Scitalce è quello
915che col nome d'Idreno
 ti rapì la germana.
 MIRTEO
                                     Oh dei! Che dici?
 Donde Sibari il sai?
 SIBARI
                                       Molto in Egitto
 ei mi fu noto. Io del real tuo padre
 era i custodi a regolare eletto
920quando tu pargoletto
 crescevi in Battra, a Zoroastro appresso.
 MIRTEO
 Potresti errar.
 SIBARI
                             Non dubitarne; è desso.
 MIRTEO
 Ah non a caso il cielo
 il reo mi guida innanzi. Il suo castigo
925è mio dover. (In atto di partire)
 SIBARI
                           Dove t'affretti? Ascolta; (Trattenendolo)
 regola almen lo sdegno.
 MIRTEO
 Non soffre l'ira mia freno o ritegno.
 
    In braccio a mille furie
 sento che l'alma freme;
930tutte le sento insieme
 tutte d'intorno al cor.
 
    Delle passate ingiurie
 quella l'idea mi desta;
 l'odio fomenta questa
935del contrastato amor. (Parte)