Semiramide, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA III
 
 SEMIRAMIDE, SCITALCE, MIRTEO, IRCANO e SIBARI
 
 SEMIRAMIDE
 (Il mio bene è in periglio
 per essermi fedel).
 IRCANO
                                      Scitalce, andiamo.
 All'offesa Tamiri
 il dono offrir della tua testa io voglio.
 SCITALCE
785Vengo e di tanto orgoglio
 arrossir ti farò. (In atto di partire con Ircano)
 SEMIRAMIDE
                                (Stelle, che fia!)
 MIRTEO
 Arrestatevi, olà, l'impresa è mia.
 IRCANO
 Io primiero al cimento
 chiamai Scitalce.
 MIRTEO
                                  Io difensor più giusto
790son di Tamiri.
 IRCANO
                             Ella di te non cura
 né mai ti scelse.
 MIRTEO
                                Ella ti sdegna, offesa
 dal tuo rifiuto.
 IRCANO
                              E tu pretendi...
 MIRTEO
                                                            E vuoi...
 SCITALCE
 Tacete, è vano il contrastar fra voi.
 A vendicar Tamiri
795venga Ircano, Mirteo, venga uno stuolo;
 solo io sarò né mi sgomento io solo. (In atto di partire)
 SEMIRAMIDE
 Fermati. (Oh dio!)
 SCITALCE
                                     Che chiedi?
 SEMIRAMIDE
                                                             In questa reggia
 sugli occhi miei Tamiri
 il rifiuto soffrì. Prima d'ogn'altro
800io son l'offeso e pria d'ogn'altro io voglio
 l'oltraggio vendicar. Qui prigioniero
 resti Scitalce e qui deponga il brando.
 Sibari, sia tuo peso
 la custodia del reo.
 SCITALCE
                                     Come!
 SIBARI
                                                    Che intendo!
 SEMIRAMIDE
805(Così non mi paleso e lo difendo).
 SCITALCE
 Ch'io ceda il brando mio?
 SEMIRAMIDE
 Non più, così comando. Il re son io.
 SCITALCE
 Così comandi e parli
 a Scitalce così? Colpa sì grande
810ti sembra il mio rifiuto? Ah troppo insulti
 la sofferenza mia! Qui potrei farti
 forse arrossir.
 SEMIRAMIDE
                             Olà, t'accheta e parti.
 SCITALCE
 Ma qual perfidia è questa! Ove mi trovo!
 Nella reggia d'Assiria o fra i deserti
815dell'inospita Libia? Udiste mai
 che fosse più fallace
 il Moro infido o l'Arabo rapace?
 No no; l'Arabo, il Moro
 ha più idea di dovere;
820han più fede tra loro anche le fiere. (Getta la spada)
 
    Voi che le mie vicende, (Ad Ircano)
 voi che i miei torti udite, (A Mirteo)
 fuggite, sì fuggite.
 Qui legge non s'intende,
825qui fedeltà non v'è.
 
    E puoi, tiranno, e puoi
 senza rossor mirarmi? (A Semiramide)
 Qual fede avrà per voi
 chi non la serba a me? (Parte con Sibari)