Semiramide, Torino, Reale, 1757, I

 SCENA XII
 
 SEMIRAMIDE, poi SCITALCE senza spada
 
 SEMIRAMIDE
 S'avanzi il prigionier. Mi balza in petto
 impaziente il cor; più non poss'io
1110coll'idol mio dissimular l'affetto.
 SCITALCE
 Eccomi; che si chiede? A nuovi oltraggi
 vuoi forse espormi o di mia morte è l'ora?
 SEMIRAMIDE
 E come hai cor di tormentarmi ancora?
 Deh non fingiamo più. Dimmi che vive
1115nel petto di Scitalce il cor d'Idreno;
 io ti dirò che in seno
 vive del finto Nino
 Semiramide tua, che per salvarti
 ti resi prigionier, ch'io fui l'istessa
1120sempre per te, che ancor l'istessa io sono.
 Torna, torna ad amarmi e ti perdono.
 SCITALCE
 Mi perdoni! E qual fallo?
 Forse i tuoi tradimenti?
 SEMIRAMIDE
                                               Oh stelle! Oh dei!
 I tradimenti miei! Dirlo tu puoi?
1125Tu puoi pensarlo?
 SCITALCE
                                    Udite, ella s'offende,
 come mai non avesse
 tentato il mio morir, com'io veduto
 non avessi il rival, come se alcuno
 non m'avesse avvertito il mio periglio!
1130Rivolgi altrove, o menzognera, il ciglio.
 SEMIRAMIDE
 Che sento! E chi t'indusse
 a credermi sì rea?
 SCITALCE
                                    So che ti spiacque,
 che svanì la tua frode,
 che d'un tradito amante
1135i numi ebber pietà.
 SEMIRAMIDE
                                       Quei numi istessi,
 se v'è giustizia in cielo,
 dell'innocenza mia facciano fede.
 Io tradir l'idol mio? Tu fosti e sei
 luce degli occhi miei,
1140del mio tenero cor tutta la cura.
 Ah se il mio labbro mente,
 di nuovo ingiustamente,
 come già fece Idreno,
 torni Scitalce a trapassarmi il seno.
 SCITALCE
1145Tu vorresti sedurmi; un'altra volta,
 perfida, m'ingannasti;
 trionfane e ti basti;
 più le lagrime tue forza non hanno.
 SEMIRAMIDE
 Invero è un grand'inganno
1150a uno straniero in braccio
 sé stessa abbandonar, lasciar per lui
 la patria, il genitore.
 Se questo è inganno, e qual sarà l'amore?
 SCITALCE
 Eh ti conosco.
 SEMIRAMIDE
                            E mi deride! Udite
1155se mostra de' suoi falli alcun rimorso!
 Io priego, egli m'insulta;
 io tutta umile, egli di sdegno acceso,
 la colpevole io sembro ed ei l'offeso.
 SCITALCE
 No no, la colpa è mia; purtroppo sento
1160rimorso al cor; ma sai di che? D'un colpo
 che lieve fu, che non t'uccise allora.
 SEMIRAMIDE
 Barbaro, non dolerti, hai tempo ancora.
 Eccoti il ferro mio, da te non cerco
 difendermi, o crudel; saziati, impiaga,
1165passami il cor; già la tua mano apprese
 del ferirmi le vie. Mira, son queste
 l'orme del tuo furor; ti volgi altrove?
 Riconoscile, ingrato, e poi mi svena.
 SCITALCE
 Va', non ti credo.
 SEMIRAMIDE
                                  Oh crudeltade! Oh pena!
 
1170   Tradita, sprezzata
 che piango! che parlo! (Da sé)
 se pieno d'orgoglio
 non crede al dolor?
 
    Che possa provarlo
1175quell'anima ingrata, (A Scitalce)
 quel petto di scoglio,
 quel barbaro cor.
 
    Sentirsi morire
 dolente e perduta! (Da sé)
1180Trovarsi innocente!
 Non esser creduta!
 Chi giunge a soffrire
 tormento maggior? (Parte)