Semiramide, Torino, Reale, 1757, II

 SCENA IV
 
 Gabinetti reali.
 
 SEMIRAMIDE, uno de’ custodi, poi SCITALCE
 
 SEMIRAMIDE
 Nol voglio udir. Da questa reggia Ircano
 parta a momenti. Egli perdé nel vile
 tradimento intrapreso
 ogni ragione all'imeneo conteso.
955Odi; Scitalce a me s'inoltri. Io tremo, (Alla guardia che partiva)
 ripensando a Mirteo. Con quale orgoglio
 or mi parlò! Non è suo stil. Che avvenne?
 Che vuol? Mi ravvisò? Principe, ah siamo (A Scitalce che arriva)
 in gran periglio entrambi. Ho gran sospetto
960che Mirteo ci conosca. Ai detti audaci,
 all'insolito sdegno, alle minacce
 misteriose e tronche io giurerei
 ch'ei ci scoprì. Per questi istanti a pena
 ch'io parlo teco, a differir la pugna
965indussi il suo furor.
 SCITALCE
                                       Rendimi il brando,
 lasciami dunque in libertà.
 SEMIRAMIDE
                                                    Vincendo
 che giovi a me, quando ei mi scopra? Ah pensa
 che all'estrema sventura
 io ridotta sarei.
 SCITALCE
                               Questa è tua cura.
 SEMIRAMIDE
970Ma se senza tuo danno
 tu potessi salvarmi,
 nol faresti, o crudel?
 SCITALCE
                                        La tua salvezza
 non dipende da me.
 SEMIRAMIDE
                                        Da te dipende.
 Odimi sol.
 SCITALCE
                       Parla. (Con disprezzo)
 SEMIRAMIDE
                                    E che vuoi ch'io dica,
975se m'ascolti così? Finch'io ragiono,
 placa quell'ira, o caro;
 modera quel dispetto;
 prometti di tacer.
 SCITALCE
                                   Parla. Il prometto.
 SEMIRAMIDE
 (M'assisti, amor).
 SCITALCE
                                    (Che mai può dirmi?)
 SEMIRAMIDE
                                                                               Or senti.
980Se la tua man mi porgi...
 SCITALCE
 Che! La mia man?
 SEMIRAMIDE
                                     Rammenta
 che dei tacer. M'avanza
 molto ancor che spiegarti.
 SCITALCE
                                                  (Oh tolleranza!)
 SEMIRAMIDE
 Se la tua man mi porgi,
985tutto in pace sarà. Vedrà Mirteo
 col felice imeneo
 giustificato in noi l'antico errore.
 Più rivale in amore
 non gli sarà Scitalce. E quando uniti
990voi siate in amistà, l'armi d'Egitto,
 le forze del tuo regno, i miei fedeli,
 se ben scoperta io sono,
 saran bastanti a conservarci il trono.
 Oh viver fortunato,
995oh dolce uscir di vita
 con l'idol mio, col mio Scitalce unita!
 SCITALCE
 (Se men la conoscessi,
 al certo io cederei).
 SEMIRAMIDE
                                      Perché non parli?
 SCITALCE
 Promisi di tacer.
 SEMIRAMIDE
                                  Tacesti assai;
1000è tempo di parlar.
 SCITALCE
                                    Rendimi il brando;
 altro a dir non mi resta.
 SEMIRAMIDE
 Non hai che dirmi? E la risposta è questa?
 SCITALCE
 Vuoi dunque ch'io risponda? Odimi. Esposto
 degli uomini allo sdegno,
1005all'ira degli dei
 prima d'esserti sposo esser vorrei.
 SEMIRAMIDE
 E questa è la mercede
 che rendi a tanto amore,
 anima senza legge e senza fede?
1010Tradita, disprezzata,
 ferita, abbandonata,
 mi scopro, ti perdono,
 t'offro il talamo, il trono;
 e non basta a placarti?
1015E a pietà non ti desti?
 Qual tigre t'allattò? Dove nascesti?
 SCITALCE
 E ancor con tanto orgoglio...
 SEMIRAMIDE
 Taci; ingiurie novelle udir non voglio.
 Custodi olà, rendete
1020il brando al prigionier; libero sei;
 va' pur dove ti guida
 il tuo cieco furor; vanne ma pensa
 ch'oggi ridotta alla sventura estrema
 vendicarmi saprò; pensaci e trema.
 
1025   Fuggi dagli occhi miei,
 perfido, ingannator.
 Ricordati che sei,
 che fosti un traditor,
 ch'io vivo ancora.
 
1030   Misera, a chi serbai
 amore e fedeltà?
 A un barbaro che mai
 non dimostrò pietà,
 che vuol ch'io mora. (Parte)