Semiramide, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA V
 
 TAMIRI, MIRTEO ed IRCANO
 
 TAMIRI
 Più che ad ogni altro spiace
 la dimora a Scitalce; ei pensa e tace.
 IRCANO
 Non curar di quel folle;
180godi di tua ventura
 che l'amor t'assicura oggi d'Ircano.
 Non rispondi? Ne temi? Ecco la mano.
 MIRTEO
 Che fai? Non ti rammenti
 il comando reale?
 IRCANO
                                   E il re qual dritto
185ha di frapporre a' miei cortesi affetti
 o limiti o dimore?
 TAMIRI
 Che! Tu conosci amore? Il tuo piacere
 è domar combattendo uomini e fere.
 IRCANO
 È ver; ma il tuo sembiante
190non mi spiace però; godo in mirarti
 e curioso il guardo
 più dell'usato intorno a te s'arresta.
 TAMIRI
 Gran sorte inver del mio sembiante è questa!
 
    Che quel cor, quel ciglio altero
195senta amor, goda in mirarmi
 non lo credo, non lo spero;
 tu vuoi farmi insuperbir;
 
    o pretendi, allor che torni
 ai selvaggi tuoi soggiorni,
200rammentar così per gioco
 l'amoroso mio martir. (Parte)