La Didone abbandonata, Venezia, Bettinelli, 1733

 SCENA X
 
  Reggia con veduta della città di Cartagine in prospetto che poi s’incendia.
 
 DIDONE e poi OSMIDA
 
 DIDONE
 
    Va crescendo il mio tormento,
 io lo sento e non l'intendo,
 giusti dei, che mai sarà?
 
 OSMIDA
 Deh regina pietà.
 DIDONE
                                   Che rechi amico?
 OSMIDA
1350Ah no, così bel nome
 non merta un traditore
 d'Enea, di te nemico e del tuo amore.
 DIDONE
 Come?
 OSMIDA
                 Con la speranza
 di posseder Cartago
1355Iarba mi fece suo; poi colla morte
 i tradimenti miei punir volea
 ma dono è il viver mio del grand'Enea.
 DIDONE
 Reo di tanto delitto hai fronte ancora
 di presentarti a me?
 OSMIDA
                                        Sì mia regina. (S’inginocchia)
1360Tu vedi un infelice
 che non spera il perdono e nol desia,
 chiedo a te per pietà la pena mia.
 DIDONE
 Sorgi; quante sventure!
 Misera me sotto qual astro io nacqui!
1365Manca ne' miei più fidi...