Semiramide, Parigi, Hérissant, 1780

 SCENA VIII
 
 Orti pensili.
 
 SCITALCE e SIBARI
 
 SCITALCE
 Come! E tu non ravvisi
 Semiramide in Nino? A me la scopre
240il girar de' suoi sguardi
 placidi al moto, il favellar, la voce,
 la fronte, il labbro e l'una e l'altra gota
 facile ad arrossir, ma più d'ogni altro
 il cor che al noto aspetto
245subito torna a palpitarmi in petto.
 SIBARI
 (Dei! La conobbe). Ah no. Se fosse tale,
 al germano Mirteo nota sarebbe.
 SCITALCE
 No, che bambino ei crebbe
 nella reggia de' Battri.
 SIBARI
                                           In Asia ognuno
250la crede estinta.
 SCITALCE
                                Ah più d'ogni altro, amico,
 io crederlo dovrei. Tutto fu vero
 quanto svelasti a me. Nel luogo andai
 destinato da lei; venne l'infida;
 meco fuggì; ma poi
255non lungi dalla reggia
 l'insidie ritrovai. Cinto d'armati
 v'era il rivale...
 SIBARI
                              E il conoscesti? (Con timore)
 SCITALCE
                                                            Almeno
 potrei sfogarmi in lui.
 SIBARI
 (Torniamo a respirar; non sa ch'io fui).
260Ma da tanti nemici
 chi ti salvò?
 SCITALCE
                         Fra l'ombre
 del bosco e della notte
 mi dileguai; ma prima
 del Nilo in su la sponda
265l'empia trafissi e la balzai nell'onda.
 SIBARI
 Aimè!
 SCITALCE
               Da quel momento
 pace non so trovar. Sempre ho sugli occhi,
 sempre il tuo foglio, il mio schernito foco,
 la sponda, il fiume, il tradimento, il loco.
 SIBARI
270Il foglio mio! Forse lo serbi?
 SCITALCE
                                                      Il serbo
 per gloria tua, per mia difesa.
 SIBARI
                                                         Ah pensa
 alla mia sicurezza. È qui Mirteo;
 potria per la germana
 vendicarsi con me.
 SCITALCE
                                     Va' pur sicuro,
275a tutti il celerò. Ma corrisponda
 alla mia la tua fé; non dir che Idreno
 in Egitto mi finsi.
 SIBARI
                                    Io tel prometto.
 Addio. (Torbido è il mare, il tempo è nero;
 bisogna in tanto rischio un gran nocchiero). (Parte)