Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA XII
 
  Gran padiglione di Alessandro vicino all’Idaspe con vista della reggia di Cleofide su l’altra sponda del fiume.
 
 ALESSANDRO con guardie dietro al padiglione e TIMAGENE
 
 ALESSANDRO
 Non condannarmi amico,
 perché mesto mi vedi. Ha il mio dolore
 la sua ragion.
 TIMAGENE
                            Quando il timor non sia
520che manchi terra al tuo valore, ogn'altra,
 perdonami, è leggiera. E quale impresa
 dubbia è per te che hai tanto mondo oppresso?
 ALESSANDRO
 L'impresa, oh dio, di soggiogar me stesso.
 TIMAGENE
 Che intendo!
 ALESSANDRO
                           Alla tua fede
525io svelo o Timagene il più geloso
 segreto del mio cor. Nol crederai;
 ama Alessandro e del suo cor trionfa
 Cleofide già vinta. Io non so dirti
 se combatté per lei
530il genio o la pietà. Senza difesa
 so ben che mi trovai
 nel momento primier ch'io la mirai.
 TIMAGENE
 Ella viene.
 ALESSANDRO
                       O cimento!
 TIMAGENE
                                              Eccoti in porto;
 Cleofide è tua preda,
535puoi domandarle amor.
 ALESSANDRO
                                              Tolgan gli dei
 che vinca amor, che sia
 la debolezza mia nota a costei.