Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA VI
 
 PORO esce dalla parte sinistra della scena senza spada seguito da CLEOFIDE
 
 CLEOFIDE
 Mio ben. (Trattenendolo)
 PORO
                     Lasciami. (Si stacca da Cleofide)
 CLEOFIDE
                                         Oh dio.
 Sentimi, dove fuggi?
 PORO
                                         Io fuggo ingrata
855l'aspetto di mia sorte. Io fuggo l'ire
 dell'inferno e del ciel congiunti insieme
 contro un monarca oppresso,
 da te fuggo infedele e da me stesso.
 CLEOFIDE
 Lascia almen ch'io ti siegua.
 PORO
                                                      Io mi vedrei
860sempre d'intorno il mio maggior tormento.
 CLEOFIDE
 Dunque m'uccidi.
 PORO
                                    a' fortunati Elisi
 tu giungeresti a disturbar la pace.
 Io non invidio tanto
 il riposo agl'estinti.
 CLEOFIDE
                                      Ah per quei primi
865fortunati momenti in cui ti piacqui,
 per l'infelice e vero
 non creduto amor mio, dolce mia vita
 non lasciarmi così.
 PORO
                                     Ti lascio alfine
 coll'amato Alessandro.
 CLEOFIDE
                                           E ancor non vedi
870che per punir l'eccesso
 della tua gelosia finsi incostanza.
 PORO
 Ti conosco abbastanza.
 CLEOFIDE
                                            Ecco a' tuoi piedi (S’inginocchia)
 un'amante regina
 supplice, sconsolata e di frequenti
875lagrime sventurate aspersa il volto.
 PORO
 (Mi giunge a indebolir, se più l'ascolto). (In atto di partire)
 CLEOFIDE
 Ingrato non partir. Guardami. Io t'offro (S’alza)
 un tragico ma forse
 spettacolo gradito agl'occhi tuoi.
880Voi dell'Idaspe, voi
 onde di quel crudel meno insensate,
 meco le mie sventure al mar portate. (Va per gittarsi nel fiume)
 PORO
 Cleofide che fai? Fermati. Oh dei! (Corre per arrestarla)
 CLEOFIDE
 Che vuoi? Perché m'arresti
885adorato tiranno? È di mia sorte
 la pietà che ti muove? O ti compiaci
 di vedermi ogn'istante
 mille volte morir?
 PORO
                                    (Numi, che pena!)
 CLEOFIDE
 Parla.
 PORO
              Deh se tu m'ami,
890non dar prove sì grandi
 della tua fedeltà. Fingi incostanza;
 del geloso mio cor le furie irrita.
 Il perderti è tormento;
 ma il perderti fedele è tal martire,
895è pena tal che non si può soffrire.
 CLEOFIDE
 Io vi perdono o stelle
 tutto il vostro rigor. Compensa assai
 la sua pietade i miei sofferti affanni.
 PORO
 È questo astri tiranni
900il talamo sperato? È questo il frutto
 di tanto amor? Felicità sognate!
 Inutili speranze!
 CLEOFIDE
                                  Ancor mio bene
 noi siamo in libertà. Posso a dispetto
 dell'ingiusto destin darti una prova
905maggior d'ogn'altra. In sacro nodo uniti
 oggi l'India ci vegga; e questo il punto
 de' tuoi dubbi gelosi ultimo sia.
 Porgimi la tua destra, ecco la mia.
 PORO
 Ah qual tempo, qual luogo,
910quali auspici funesti
 per invitarmi a tanto ben scegliesti!
 E celebrar dovrassi
 un real imeneo fra le ruine,
 fra le straggi, fra l'armi, in riva a un fiume,
915senz'ara, senza tempio e senza nume?
 CLEOFIDE
 All'azzioni de' regi
 sempre assistono i numi; ara che basta
 è un cor divoto; e in questo clima o altrove,
 ogni parte del mondo è tempio a Giove.
920Prendi della mia fede,
 prendi il pegno più grande.
 PORO
                                                     In tal momento
 la mia sorte infelice io non rammento.
 A DUE
 
    Sommi dei, se giusti siete,
 proteggete il bel desio
925d'un amor così pudico.
 Proteggete...
 
 CLEOFIDE
                          Ah ben mio, giunge il nemico.
 PORO
 Vieni. Quest'altra via
 involarci potrà... Ma quindi ancora
 giunge stuol numeroso. Agl'infelici
930son pur brevi i contenti!
 CLEOFIDE
                                               Io non saprei
 figurarmi uno scampo. A tergo il fiume,
 Alessandro ci arresta
 in quella parte e Timagene in questa.
 Eccoci prigionieri.
 PORO
                                     Oh dei vedrassi
935la consorte di Poro
 preda de' Greci? Agl'impudici sguardi
 misero ogetto? All'insolenti squadre
 scherno servil? Chi sa qual nuovo amore,
 qual talamo novello!... Ah ch'io mi sento
940dall'insano furor di gelosia
 tutta l'alma avvampar.
 CLEOFIDE
                                            Sposo, un momento
 ci resta ancor di libertà. Risolvi.
 Un consiglio, un aiuto.
 PORO
                                            Eccolo. È questo, (Impugna uno stile)
 barbaro sì ma necessario e degno
945del tuo core e del mio. Mori e m'attenda
 l'ombra tua degl'Elisi in su la soglia
 senza il rossor della macchiata spoglia.
 CLEOFIDE
 Come!
 PORO
                Sì mori; oh dio! (Vuol ferirla e si ferma)
 Qual gelo! Qual timor! Vacilla il piede,
950palpita il core e fugge
 dall'ufficio crudel la man pietosa.
 Ah Cleofide, ah sposa,
 ah dell'anima mia parte più cara,
 qual momento è mai questo! E chi potrebbe
955non avvilirsi e trattenere il pianto.
 Cara, la mia virtù non giunge a tanto.
 CLEOFIDE
 O tenerezze! O pene!
 PORO
                                         Ecco i nemici; (Guardando dentro la scena)
 perdona i miei furori
 adorato ben mio, perdona e mori. (In atto di ferirla)