Alessandro nell’Indie, Roma, Zempel e de Mey, 1730

 SCENA X
 
 PORO e TIMAGENE
 
 PORO
 (Tenerezze ingegnose).
 TIMAGENE
                                             Amico Asbite
1030siam pur soli una volta.
 PORO
                                             E con qual fronte
 mi chiami amico? Al mio signor prometti
 sedur parte de' Greci e poi l'inganni.
 TIMAGENE
 Non l'ingannai. Sedotti
 gli argiraspidi avea. Ma non so dirti
1035se a caso, se avvertito,
 se protetto dal ciel, gl'ordini usati
 cangiò al campo Alessandro; onde rimase
 ultima quella schiera
 che doveva al passaggio esser primiera.
 PORO
1040Chi può di te fidarsi?
 TIMAGENE
                                          Io mille prove
 ti darò d'amistà. Va', la mia cura
 prigionier non t'arresta,
 libero sei, la prima prova è questa.
 PORO
 Ma come ad Alessandro
1045discolperai...
 TIMAGENE
                           Questo è mio peso. A lui
 una fuga, una morte
 finger saprò. Frattanto
 sollecito e nascosto
 tu ricerca di Poro e reca a lui (Cava un foglio)
1050questo mio foglio. Un messaggier più fido
 non so trovar di te. Digli che in questo
 vedrà le mie discolpe,
 vedrà le sue speranze. (Gli dà il foglio)
 PORO
                                            Amico addio.
 Da' legami disciolto
1055l'impeto già de' miei furori ascolto.
 
    Destrier, che all'armi usato
 fuggì dal chiuso albergo,
 scorre la selva, il prato,
 agita il crin sul tergo
1060e fa co' suoi nitriti
 le valli risuonar.
 
    Ed ogni suon che ascolta
 crede che sia la voce
 del cavalier feroce
1065che l'anima a pugnar. (Parte)